Giorno della memoria, la misericordia di Borgo ricorda due religiosi uccisi dai nazisti

Appuntamento venerdì (26 gennaio) alle 10,30 al chiostro del Convento di San Francesco

Per il Giorno della Memoria la Misericordia di Borgo a Mozzano, in collaborazione con il suo Centro Francescano di cultura e spiritualità ha deciso di ricordare quest’anno due figure di religiosi vittime della follia nazista. La Beata Maria Restituita Helena Kafka, vergine e martire, decapitata a Vienna e il Beato Brunone Jan Zembol, religioso e martire, ucciso nel campo di concentramento di Dachau.

Una tradizione della Confraternita iniziata nel 2018, ricordando le figure del francescano Massimiliano Kolbe, di suor Edith Stein nel 2019, del Beato Aniceto Koblin nel 2020, interrotta a causa del covid nel 2021 e 2022 e ripresa lo scorso anno nel ricordo di Fra Sinforiano Ducki, frate francescano cappuccino.

Appuntamento venerdì 26 gennaio alle 10,30 al chiostro del Convento di San Francesco per la celebrazione del Giorno della Memoria, alla presenza dei dirigenti, soci e volontari della Misericordia, delle autorità civili, religiose e militari e, soprattutto, degli studenti delle scuole di Borgo a Mozzano e di Fabbriche di Vergemoli (elementari, medie e superiori). Nel chiostro sarà allestita anche la mostra dei manifesti di tutti i religiosi ricordati nei vari anni.

Giorno della Memoria misericordia borgo

Helena Kafka, sesta di sette figli di Anton e Maria Kafka, che nel 1896 si erano trasferiti dalla Moravia a Vienna, capitale dell’Impero, si avvia alla professione di infermiera e vuole anche farsi suora. I genitori dicono di no, lei si rassegna ad aspettare i vent’anni, e infine la accolgono le Francescane della Carità Cristiana in Vienna. Qui, come religiosa, prende il nome di sua madre e quello di una martire dei primi secoli. Si chiamerà dunque suor Maria Restituta. Abbastanza presto, però, molti cominciano a chiamarla suor Resoluta, per i modi cordiali e decisi e per la sua sicurezza e capacità come infermiera di sala operatoria e come anestesista. Nell’ospedale regionale di Mödling, presso Vienna, la religiosa diventa un’istituzione: per i medici, per le altre infermiere, ma soprattutto per i malati, ai quali sa comunicare con straordinaria efficacia il suo amore per la vita, la sua e quella degli altri, nella gioia e nella sofferenza. Una donna, diremmo oggi, splendidamente realizzata. Nel marzo 1938, Hitler manda il suo esercito a occupare l’Austria, e Vienna, già capitale di un Impero multietnico e multilingue, si ritrova capoluogo di una provincia del Reich tedesco, sottoposta a brutale nazificazione. Suor Restituta si trova naturalmente, fisiologicamente avversa a tutto questo: non vuole, non può nasconderlo. Quando i nazisti tolgono il crocifisso anche dagli ospedali, lei tranquillamente lo va a rimettere, a testa alta, sfidando comandi e comandanti. Non potendola piegare, i nazisti la sopprimono. Arrestata il mercoledì delle Ceneri 1942, è condannata a morte nell’ottobre, poi trascorre 5 mesi nel braccio della morte, e il 30 marzo 1943 muore decapitata. Alle consorelle ha mandato un messaggio: “Per Cristo sono vissuta, per Cristo voglio morire”. In faccia agli assassini, prima che il carnefice alzi la mannaia, suor Restituta dice al cappellano: “Padre, mi faccia sulla fronte il segno della Croce”. San Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 21 giugno 1998 a Vienna.

Jan Zembol nacque a Letownia, nella diocesi di Cracovia, il 7 settembre 1905. Nel 1922 fu accolto dalla Provincia dei Frati Minori di Santa Maria degli Angeli. Compiuto il noviziato, fu ammesso alla professione temporanea il 22 ottobre 1928 e a quella solenne il 6 marzo 1932, assumendo il nome di Fra Brunone. Gli toccò svolgere gli uffici di cuoco e di organista in diversi conventi della Provincia polacca.
Il 19 novembre 1939 fu preso come ostaggio vicino la Città di Chelm ed imprigionato a Lublin. Da qui fu poi deportato prima a Sachsenhausen ed infine, nel dicembre del 1939, a Dachau in Germania. Il 21 agosto 1942, stremato nelle forze e preparato all’incontro con il Signore dal suo guardiano, offrì in olocausto la sua vita, vittima di pace sognando una nuova umanità. In carcere i suoi compagni lo soprannominarono, per la sua inesauribile carità, “angelo di pazienza e di bontà”. È certo che, finché ha potuto, non ha rinunciato a testimoniare la parola di Dio anche nel lager presso il quale era rinchiuso. Papa Giovanni Paolo II lo beatificò a Varsavia il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi, tra i quali figurano quattro altri suoi confratelli francescani.

L’iniziativa della Misericordia ha raccolto anche quest’anno numerosi patrocini tra cui quelli della Regione Toscana, dei Comuni di Borgo a Mozzano, Lucca, Pescaglia e Fabbriche di Vergemoli, della Provincia di Lucca e dell’Unione Comuni della Media Valle, della Curia Generale dei Frati Minori, dell’Archidiocesi di Lucca, della Scuola Civica Marco Salotti, della Federazione Toscana delle Misericordie, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

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