Coronavirus: informare e predicare buon senso e cautela non vuol dire ‘tifare’ per il lockdown

Nessuna paura o limitazione alla libertà personale nell'indossare una mascherina, sanificare e tenere le distanze. In attesa di battere il Covid

Forse si tratta solo di un antico vizio di chi è abituato a coltivare il dubbio invece delle certezze assolute. Ma c’è una questione che proprio non riesco a concepire.

In un periodo in cui si sta affrontando una emergenza sanitaria contro un nemico ancora parzialmente ignoto è forse il momento di praticare la politica del buon senso e della massima cautela. Che non significa limitare le proprie libertà né avere alcun tipo di paura.

Quale ratio, insomma, guida coloro che si rifiutano di praticare tre semplici regole come lavaggio frequente delle mani, utilizzo delle mascherine e distanza interpersonale? Quale sfida a quale autorità è rappresentata dall’ostentare la volontà di non indossare i dispositivi di protezione laddove è richiesto? Nessuna, se non la volontà di distinguersi e attirare il plauso dei simili per un breve ed effimero momento di gloria.

Laddove quello che è necessario, per la tutela di tutti, non solo sanitaria (il problema, va ricordato, non sono i contagi ma la ripercussione su ospedali e posti letto) ma anche economica, è “limitare i danni” in attesa di capire il virus ed affrontarlo nella maniera migliore, come senza dubbio si sta facendo.

Si può uscire, si possono vedere gli amici, si può ridere, scherzare, comportarsi come sempre passare una serata divertente. Ma se si fa seguendo alcune piccole regole si può farlo senza conseguenze, anche solo eventuali, per sé, per i propri cari, per l’intera comunità e senza rinunciare neanche a un centimetro di libertà.

Certo, poi resteranno quelli bravi, i bastian contrari, quelli che l’avevano sempre detto prima. Che casualmente, come un orologio fermo che dice l’ora due volte al giorno, a volte ne azzeccheranno anche qualcuna. Ma che sono destinati a rimanere nella miseria della loro mancanza di proposte, sempre al traino dell’ultima polemica.
Quelli che è sempre colpa dei giornali, o dei ‘giornalai’ (categoria da stimare molto di più di certi laureati in odio da tastiera). Quelli del complotto e della teoria del terrore, che hanno trovato i loro guru in certe mezze calzette, nazionali e locali, che credono di avere capacità e numeri tali da influenzare l’opinione di qualcuno.

Quindi, detto a chiare lettere, perché qualcuno non strumentalizzi o fraintenda: dare i numeri, eviscerare le situazioni legate al contagio dal Covid 19, promuovere la cultura della sicurezza (o meglio, del buon senso come si diceva in premessa) non significa affatto ‘tifare’ per la seconda ondata, per il ritorno del lockdown, per la chiusura dei locali e delle discoteche o di quant’altro. In tempi non sospetti ho detto, e scritto, che rappresentava una clamorosa ipocrisia chiudere tutto ‘con deroga’ e che sarebbe stato meglio aprire ogni attività dando delle indicazioni precise di comportamento ai singoli, a quel punto delegando parte della responsabilità al cittadino comune.

Anche noi, con cautela e attenzione, continuiamo a fare la nostra vita e il nostro lavoro, attenendoci alle regole, facendo l’attenzione che serve, né maniacale né lassista. Pensando anche alla nostra attività, che risente, ha risentito e risentirà delle conseguenze economiche del coronavirus e del lockdown.

Una situazione che, però, non ci permette, per il mestiere che facciamo, di essere negazionisti pro domo nostra. Perché qualcuno ci paghi una sponsorizzazione o perché un evento si faccia per poterne fatturare la pubblicità.

La cronaca, fatta seriamente, quotidianamente e praticamente h24, è un’altra cosa. E ci impone di continuare su questa strada: informare senza allarmare (l’allarme è nella testa di chi vorrebbe sentirsi dire solo quello che spera o pensa, ma noi non siamo uno specchio: per questo occorre rivolgersi altrove), recependo interventi senza aderire alle posizioni di questo o quel personaggio, partito, movimento. Mettendo, insomma, il lettore (nella cui intelligenza e capacità di discernimento crediamo fermamente) nelle condizioni di farsi una propria opinione.

Informata, documentata, basata su elementi veri. Per buona pace di terrapiattisti, saputelli e influencer de noantri.

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