Un pezzo di storia della metallurgia italiana con archivio storico della Smi foto

Taglio del nastro a Fornaci di Barga: una vasta raccolta documentaria che fotografa l'evoluzione della società

Si è tenuto ieri (8 luglio) un interessante incontro per la presentazione dell’archivio storico della Smi (Società metallurgica italiana) alla sede di Fornaci di Barga. 

Presente Lucrezia Orlando, presidente dell’Associazione archivio storico Orlando Smi che è intervenuta insieme a Sara Moscardini curatrice di questo progetto, Luca Faldi della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, l’ingegnere Claudio Pinassi, amministratore delegato Kme e la sindaca di Barga Caterina Campani.

Si tratta di un progetto particolarmente virtuoso che ha lo scopo di rendere finalmente accessibile uno dei più ricchi archivi d’impresa d’Italia.

“Questa documentazione – ha affermato Lucrezia Orlando – posta sotto tutela dal ministero dei beni culturali – vuole raccontare la storia economica e sociale di questa azienda che ha attraversato quella del nostro paese scosso da innumerevoli accadimenti che hanno influenzato non solo la Smi ma anche tutto il territorio e l’intera comunità fatta da uomini e donne che hanno lavorato per questa realtà che nel tempo si è adoperata per migliorare sensibilmente le condizioni economiche culturali e sanitarie dei suoi dipendenti. Con questo scopo la Smi ha costruito villaggi, scuole, centri ricreativi, ambulatori, attreversando gli anni in cui abbiamo assistito al complesso processo di riconversione e quello dell’innovazione tecnologica.  Si tratta della storia della mia famiglia, anzi della nostra famiglia”.

Un’iniziativa che avrà un seguito come ha lasciato intuire l’ingegner Pinassi: “La nostra intenzione – ha sottolineato – è quella di replicare questa iniziativa volta alla riscoperta degli archivi anche all’interno degli altri siti produttivi”

Il sindaco Caterina Campani ha aggiunto invece che “questa occasione è importante perché vuol far capire ai più giovani ed alle nuove generazioni quanto questa realtà sia importante per il nostro territorio. Si tratta di un primo passo per  scoprire questo importante patrimonio rendendolo fruibile a tutti”.

Una vasta raccolta documentaria che fotografa dunque un significativo spaccato della storia economico-sociale nonché culturale del nostro territorio, riflettendo anche quella nazionale e della Smi, società nata nel 1886 per la lavorazione del rame e in leghe di metalli non ferrosi. 

“Dobbiamo pensare la Smi – ha affermato Sara Moscardini – come ad un grande contenitore dove sono confluite numerose storie prima fra tutte quella della famiglia Orlando e del suo genio imprenditoriale a cui si aggiunge la storia di altre realtà imprenditoriali che hanno incrociato il cammino della Smi.  Quella dei paesi dove sono sorte le altre strutture afferenti.  La storia di questo impianto è la somma delle tante storie delle persone che vi hanno lavorato. Una vicenda complessa e stratificata in maniera esemplare in questo archivio che raccoglie una documentazione risalente alla sua nascita (dalla fine dell’Ottocento) fino ai primi anni 2000”.

“Il nostro lavoro – ha  sottolineato – è intervenuto su circa 2500 pezzi d’archivio e non si è ancora concluso. Trovandoci dinanzi ad un complesso archivistico di questa portata abbiamo decise di interagire con il materiale suddividendo l’indagine in quattro macroaree tematiche: atti dovuti, brevetti e marchi, le opere di assistenza sociale e il materiale fotografico”.

A sostegno dell’intervento non meno significativo è risultato quello di Luca Faldi che ha affermato: “Sin dagli anni Settanta la nostra Soprintendenza è particolarmente interessata ad interagire con gli archivi d’impresa. Quello della Smi – ha sottolineato – ci ha sorpresi per la sua ricchezza che non ha nulla da invidiare a quelle regioni apparentemente più predisposte a questo tipo di approccio. Il nostro ufficio cerca di identificare lo stato di conservazione della comunicazione archivistica ed incentivare attività d’inventariazione affinché la comunicazione risulti fruibile sia per gli studiosi che per l’azienda stessa”.

“Il fondo fotografico – ha concluso – è il punto di partenza attraverso cui valorizzare questo bene culturale affinché abbia il giusto riconoscimento”.

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