Spirale Group, ok mozioni Pd e Lega

Un tavolo di confronto regionale, che coinvolga la società proprietaria, le rappresentanze dei lavoratori e le istituzioni interessate, e uno nazionale per mantenere i livelli occupazionali e tutelare la storica realtà aziendale dello stabilimento Spirale group di Monsagrati di Pescaglia. È quanto chiede il Consiglio regionale della Toscana che nel pomeriggio di oggi (9 ottobre) ha approvato all’unanimità due distinte mozioni – una presentata dal Pd con primo firmatario Stefano Baccelli, l’altra della Lega illustrata da Luciana Bartolini – per sollecitare la giunta e scongiurare una “finta crisi aziendale”.

 

Come si legge nel provvedimento, “l’azienda durante l’incontro sindacale del 5 ottobre, ha annunciato la decisione unilaterale di chiudere l’unità produttiva di Monsagrati di Pescaglia ed il conseguente licenziamento dei 42 lavoratori nella stessa impiegati, sostenendo che la decisione sarebbe legata a problemi di mercato ed in particolare ad una perdita pari a 500mila euro nell’ultimo esercizio”. Nel contempo però, riporta ancora il dispositivo, è emerso che “parallelamente alla dismissione del ramo lucchese dell’azienda per motivi legati alla crisi del mercato calzaturiero, l’azienda sarebbe tuttavia intenzionata a procedere ad un potenziamento dello stabilimento centrale di Cinte Tesino (Trento), dove la Spirale Group ha la sua sede”.
Inoltre, “nel 2017 l’azienda ha concordato con la Provincia autonoma di Trento e con Trentino Sviluppo, un piano di investimenti finalizzato all’incremento della competitività aziendale mediante innovazione tecnologica e lancio di nuovi prodotti” e che “l’investimento, pari a circa 4 milioni di euro per il nuovo layout dello stabilimento e per gli adeguamenti impiantistici, sarebbe finalizzato, tra le altre cose, all’ampliamento dell’organico nella sede di Cinte Tesino, con l’assunzione di nuove ulteriori 35 unità nella predetta sede entro il 2019”.
Una situazione controversa, che desta allarme, sulla quale si è attivato immediatamente il consigliere Baccelli. “Un annuncio inatteso, quello della chiusura, da parte degli attuali vertici aziendali, fatto peraltro adducendo motivi non fondati legati alla crisi del manifatturiero che su questa vicenda non ha nulla a che fare. Un’operazione di delocalizzazione interna, a svantaggio di un presidio esistente che funziona: non posso quindi che condividere e fare mie le preoccupazioni espresse dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali e ribadite all’incontro di questa mattina. – spiega Baccelli – A fronte dell’ampliamento previsto per lo stabilimento di Cinte Tesino, abbiamo 42 lavoratori toscani a rischio, con tutte le conseguenze negative del caso su un territorio già gravemente colpito dalla crisi economica. Non si può aspettare: è necessario e urgente ricercare una soluzione per evitare la chiusura dello stabilimento di Monsagrati di Pescaglia e favorire una risoluzione positiva della crisi aziendale, cercando di tutelare, con ogni azione utile, i rapporti di lavoro in essere e la realtà lucchese. Realtà peraltro ormai costitutiva del tessuto economico locale e radicata sul nostro territorio: ha infatti sede a Monsagrati di Pescaglia dai primi anni Settanta, prima di proprietà dell’imprenditore Gustavo Rontani e poi acquisita dal 2008 dal gruppo Spirale”.
Duplice l’impegno che, nell’atto presentato, viene richiesto alla Regione. “Con questa mozione sollecito sia l’attivazione di un tavolo di concertazione regionale che metta assieme tutti i soggetti coinvolti, sia di un tavolo nazionale, da richiedere in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, in considerazione dell’importanza e della portata sovra regionale dell’azienda”, conclude Baccelli.
D’accordo con il consigliere di maggioranza si è dichiarata anche Bartolini, che ha parlato di “operazione mascherata da crisi aziendale” e di delocalizzazione “ancora più grave perché avviene in Italia”.
“La crisi della Spirale group si inserisce in quella lunga lista di casi analoghi e di aziende che spesso godono di risorse pubbliche. Anche per questo occorre intervenire sul livello normativo e dobbiamo farlo a livello europeo”. È stato il pensiero del capogruppo Sì – Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, che ha parlato dello stabilimento lucchese come “ennesimo caso di impresa predatoria”.

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