Piano integrato delle Apuane, Sinistra civica ecologista: “Fondamentale il dialogo tra le parti”

La lista: "Le recenti turbolenze interne all’ente non lasciano intravedere niente di buono"

Cave, ambiente e lavoro da tutelare. Anche Sinistra civica ecologista Lucca interviene sul Piano integrato delle Alpi Apuane.

“Le recenti turbolenze interne all’ente parco, caratterizzate dalla spaccatura in seno alla comunità del parco, ove è mancato l’accordo sul parere consultivo sulla proposta di piano integrato, e dalle dimissioni del presidente Verona, segnalano purtroppo l’acuirsi di una conflittualità preoccupante tra i soggetti coinvolti che non lascia intravedere niente di buono – spiega la lista -. Ciò che ci preme sottolineare in questo momento di incertezza è la necessità, sopra ogni altra, di difendere i lavoratori e le loro organizzazioni, pretestuosamente accusate da più parti di condurre battaglie novecentesche in difesa del lavoro, senza alcuna preoccupazione per l’ambiente, il paesaggio e l’ecosistema in genere. Siamo convinti infatti che è dal lavoro che si debba ripartire per diradare il campo dagli equivoci e per trovare soluzioni lungimiranti. La filiera del marmo è senza dubbio una filiera complessa e articolata dove, insieme alla ricca e diversificata platea dei portatori di interesse, spesso disposti su posizioni contrapposte l’uno rispetto all’altro, si intrecciano rilevanti questioni economiche, sociali e ambientali, che pretendono soluzioni altrettanto complesse e articolate”.

“In questo contesto ciascun portatore di interesse è giusto che sia chiamato a dare il proprio contributo, nel rispetto dei ruoli, delle competenze, delle norme e delle procedure – prosegue il gruppo -. È un fatto che il settore del marmo da molti anni veda una costante caduta occupazionale a fronte di un forte aumento dei volumi estratti, legato in larga misura allo sviluppo tecnologico. È un fatto che l’attività estrattiva abbia condotto in alcuni casi alla devastazione del paesaggio e innescato preoccupanti dinamiche inquinanti dell’atmosfera e delle acque superficiali e sotterranee. È un fatto che sia necessario aumentare ancor di più la capacità di trasformare in loco il materiale in prodotto finito e impedire che il valore aggiunto sia realizzato lontano dalle nostre comunità. È un fatto che il settore del marmo, nel lungo periodo, non sia un settore sostenibile, che sia impossibile definire la quantità di marmo che può essere estratta in modo sostenibile, visto che l’escavazione di una risorsa non rinnovabile non può perdurare all’infinito e i segni sul territorio e sul paesaggio sono via via sempre più pesanti”.

“Tutto questo è chiaro e lo è senza dubbio anche per il sindacato che, laddove ha potuto, non ha mai rinunciato a dare il proprio contributo per contenere le derive legate alle esternalità negative del comparto in ambito economico, sociale ed ambientale. Tuttavia, nel momento in cui legittimamente l’Ente parco annuncia la riduzione di quasi il 60% delle cave interne al parco, alcune delle quali ancora in attività, il sindacato fa semplicemente il sindacato e, come ovvio, difende il lavoro e i lavoratori, qui e ora: nessuna chiusura è accettabile
se questo dovesse significare licenziamenti senza alcuna garanzia di una seria alternativa per lavoratori – va avanti la civica -. Rispetto a questa affermazione, che giustamente deve essere perentoria, esprimiamo convinto sostegno. Per quanto il lavoro portato avanti dall’Ente parco per la stesura del Piano integrato sia stato un lavoro formidabile che ha messo in campo consistenti sforzi professionali e grandi competenze scientifiche, ciò che si deve evitare a tutti i costi è una lettura parziale e limitata delle criticità e delle necessità“.

“L’aggettivo ‘sostenibile’, a nostro avviso, va accostato non soltanto all’estrazione della risorsa, ma anche al suo ruolo socio-economico. Parafrasando il Pit, che peraltro rappresenta un ottimo punto di equilibrio già raggiunto da tutti i portatori di interesse -ivi compreso i sindacati- e che andrebbe difeso senza indugi, si potrebbe dire che le quantità estratte sostenibili di marmo dal punto di vista paesaggistico sono le quantità che, pur senza abdicare alla salvaguardia delle Alpi Apuane in quanto paesaggio naturale e antropico unico e non riproducibile, consentono il sostegno economico alla comunità locale – va avanti ancora la lista -. Per quanto sia evidente che anche noi soffriamo di ciò che in letteratura è definita la ‘maledizione delle risorse naturali’ e che è sempre più impellente la necessità di avviare un serio percorso di transizione che ci consenta di liberare le nostre comunità dal pesante, doloroso e costoso legame con il marmo, ciò che è più importante dunque è tenere insieme economia, ambiente e società, dentro ad un percorso probabilmente lungo, sicuramente complesso e articolato, dove nessuno sia lasciato indietro”.

“Ecco dunque che il Piano integrato, per sua natura il primo piano del parco che deve saper mettere insieme le tematiche socio-economiche e le questioni delle aree estrattive, non deve essere interpretato, a nostro avviso, come un ‘mero atto di pianificazione, al pari di un piano
urbanistico, che non deve essere né concertato, né ufficializzato’ – conclude la lista -. Siamo convinti invece che si debba garantire un ampio, reale, aperto dibattito pubblico in cui tutti i portatori di interesse siano protagonisti e nessuno si senta mero spettatore. Solo in questo modo si può ragionevolmente pensare che nessuno resti indietro e che le decisioni non siano calate dall’alto con il rischio di innescare dinamiche intollerabili”.

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