Palio di Gallicano, trionfa Monticello – Foto

Il Monticello, in extremis e all’ultima busta, si aggiudica il Palio di San Jacopo edizione 2018. Grande equilibrio e verdetti ribaltati rispetto alla prima serata hanno alimentato suspense, e alla fine ha trionfato il blu del Monticello, davanti al Borgo Antico e al terzo posto i Bufali. Tanta gente nelle tre piazze è rimasta in attesa dei verdetti, e alla fine è scoppiata la festa del Monticello, che negli ultimi anni ha fatto incetta di “cenci”. Una festa di pubblico, uno spettacolo unico. Il palio di San Jacopo questa sera (25 luglio) ha vissuto il suo clou davanti a 2mila persone: la sfilata dei rioni che si contendono il mitico cencio, quest’anno realizzato da Marcella Bertoli Barsotti, artista di Fabbriche di Vergemoli. È stata la seconda uscita per i carri e per i costumi di Borgo Antico, Bufali e Monticello, rioni che per mesi hanno lavorato per dare il meglio possibile: dai carri, ai balli, ai costumi alle coreografie. E dopo una serata ricca di musica, colori e bellezza, dopo le 2 di notte la proclamazione del vincitore. Il palio 2018 va al rione Monticello, che torna al successo dopo il 2015.

Le foto di Idg

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I temi
Il rione Monticello ha vinto con Dipingo il mio sogno. “Non sono più giovane e non sono io a dirlo: sono le pagine ingiallite e rovinate di questo manuale d’arte. Ricordo ancora il giorno in cui lo acquistai. Ricordo le sue pagine bianche scintillanti e il suo odore di nuovo. Sembra impossibile che adesso appaia come un pezzo da museo. Ma forse lo sono pure io. Volevo fare l’artista, vivere d’arte. E infatti, eccola la mia ambizione, vergata a chiare lettere sul margine di una pagina: ‘Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno’. Non che voglia prendermi i meriti, fu Van Gogh a dirlo, ma ricordo che fu quella frase ad accendere in me il desiderio di inseguire il mio sogno. Leggerla adesso, da commercialista in pensione, mi accende soltanto un sorriso amaro. Non riesco però a staccare gli occhi dal manuale e scorro lungo le sue pagine consumate. Guardo le illustrazioni e vedo me, un giovane pieno di speranze, rincorrere gli elefanti di Dalì e danzare insieme alle figure stilizzate di Haring, immerso nei colori della pop art. Sorrido di nuovo amaramente mentre i miei occhi si posano su un quadro di Escher: inseguivo i miei sogni, senza capire che stavo inseguendo un’illusione, una scalinata vorticosa che non mi avrebbe portato da nessuna parte. Ricordo il giorno in cui i miei sogni si scontrarono con la realtà: mi ero precipitato alla galleria d’arte con i miei primi lavori e con fierezza li avevo mostrati a quelle persone in giacca e cravatta, tutte identiche e indistinguibili come in un quadro di Magritte. Il cuore mi era saltato nel petto quando uno di loro mi aveva detto sorridendo ‘puoi appenderle là, se vuoi’. Ma poi avevo seguito il suo dito, scoprendo che stava indicando la porta della toilette. È stato quello il momento in cui il mio mondo ha perso colore, il giorno in cui è nato l’uomo pragmatico che sono oggi. La differenza tra quello che ero e quello che sono è così incredibile che mi risulta difficile credere sia successo tutto in questa unica vita. Continuo a sfogliare le pagine e, accanto alla statua di Amore e Psiche, trovo fissata con una graffetta una foto di me con la donna che poi sarebbe diventata mia moglie. Un bianco e nero sbiadito, attraverso il quale si intuiscono i nostri sorrisi innamorati. Questa volta non è un sorriso amaro quello che mi solca il volto, ma una timida lacrima. Dietro la foto, con la calligrafia di Lei trovo un’altra citazione: ‘La vita abbatte e schiaccia l’anima, l’arte ti ricorda che ne hai una’. Io avevo smesso di credere nel mio talento poco tempo dopo quella prima delusione. Lei non aveva mai smesso. Nel suo letto di ospedale, una delle ultime cose che mi disse fu di prometterle che avrei ricominciato a dipingere. Non l’ho mai fatto. Ma adesso, tra le lacrime, sto cercando tra la polvere una vecchia tela bianca, su cui poggiare di nuovo il pennello. Alla fine qualcosa in comune c’è tra me e quel ragazzo ingenuo di tanti anni fa: l’inesauribile bisogno di amare. Basta questo amore ad appianare la differenza tra ciò che ero e ciò che sono. E Il mondo riacquista i colori di un tempo, brillanti come una visione di Dalì e un paesaggio di Van Gogh, mentre accarezzo il volto di Lei che lentamente sta apparendo sulla tela”.
Il rione Borgo Antico ha presentato: Libera-Mente. “Nasco dalla luce e alla luce ritornerò. Nell’essere me potrò essere tutto, tramutare ogni orizzonte in opportunità, in un continuo divenire. Nati dallo stesso ventre, la vita che scorre ci dona il bene più prezioso… essere diversi. Zittire il razionale e proteggere quest’unica gemma evanescente. Trasformarsi in impegno, dedizione, fatica, è la sola strada per costruire. Altrimenti, tradire questo dono, ingannarlo, morire Santificando il mio tradimento. Lasciarsi inghiottire da “Colui che non dorme mai”, che brama più di ogni altra cosa di imprigionare nelle stanze più segrete del mio Io la perfezione che mi rende unico. E dunque, cadere schiavo della fredda ed esteriore regola del giusto, rischiare una vita scarnificata dal continuo cambiar maschera. Attore di uno stesso copione, mente vuota di vita. Lo spettacolo del mio essere autentico non andrà mai in scena. Da lontano s’odono gli echi della mia coscienza. Devo domare “Colui che non dorme mai”, salvarmi dalle profonde acque dell’abisso. Devo difendermi e come un terremoto spezzare le catene, conoscere me stesso per sapere chi sono e scrivere la trama della mia esistenza. Si apre il sipario, si accendono le luci, vola l’essenza diversa di me. Prende vita il mio spettacolo itinerante. Scelgo luce e gioia, unico nella moltitudine. Perché alla fine solo io sono la Differenza”.
Il rione Bufali ha presentato: Moon, la differenza tra gli atomi crea Universi. La materia non esiste…tutto è vibrazione. “Se guardassimo un atomo da così vicino da vederne il nucleo della grandezza di una mela, ci accorgeremmo che i suoi elettroni rivoluzionano a due chilometri di distanza. Tra nucleo ed elettroni non vi è niente, se non che il vuoto… e questo immenso vuoto è novantanove volte più grande della massa atomica. Che cos’è che rende la materia “viva”? E’ la vibrazione, ovvero l’energia generata dall’interazione e dalla coesistenza tra particelle di carica opposta completamente differenti. Questa è la legge del tutto che lega l’infinitesimale all’infinito, che sovrasta ogni altro concetto, che definisce compiutamente l’esistenza. La vita è frutto della vibrazione generata dalla differenza. Una sola grande verità regola l’infinitesimale degli atomi e l’infinito delle galassie, dove stelle e pianeti rivoluzionano intorno ad un centro oscuro di antimateria. Tra infinito e infinitesimale, tra atomi e galassie, galleggia un protone fatto di pietra, acqua, ossigeno e sangue. Ha 5 miliardi di anni e si chiama Terra. Intorno a lei rivoluziona un piccolo elettrone, un satellite, una sfera di roccia e polvere. E’ 4 volte più piccolo , ma ha il potere di influenzare la vita, la natura e i sentimenti. Il protone Terra si sente una macchina perfetta. Produce il futuro , guardando solo in superficie la materia. Nessuno pone più importanza alla profondità delle cose, nessuno guarda più il cielo. La grande macchina terra si è dimenticata del suo piccolo elettrone satellite. Non lo sente , non lo considera. Il futuro non ha né infinito né infinitesimale, rimane arroccato alla materia e al fine stretto dell’immediato. Anno 2084. Mr. Smith è al comando di uno dei nuclei principali di produzione. La sua vita si è orientata definitivamente al potere seguendo la linea razionale e pragmatica dell’ordine globale. Il suo tempo è finalizzato esclusivamente alla produzione della materia. Anche Mr. Smith però ha un cuore di uomo predisposto alla vibrazione. Anche Mr. Smith ha conosciuto affetti , amicizie e amore. Mr. Smith ha solo dimenticato. Preso dalla sola verità massificata dell’eguale che porta sempre risposte, identiche e certe. Mr. Smith si è chiuso nell’armatura di un pensiero totalitario, confinando la proprio sensibilità nelle segrete dell’anima, un nucleo materico e freddo che non ammette valori e sentimenti dove l’unica finalità è il potere individuale. Ma i sentimenti e l’amore non si confinano, vibrano.. vibrano dentro. E sono più potenti di ogni macchina ,di ogni ordine materico, di ogni regola dovuta. Così un giorno Mr. Smith si ritroverà inaspettatamente ad alzare gli occhi verso la luna. A guardarla…a sentirla…ritrovando in un attimo eterno ogni straordinaria differenza dell’infinito.

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