Gli ambientalisti: “Stop alla distruzione del Monte Altissimo. Va tutelata la salute”

L'appello: "Va tutelato il patrimonio pubblico non svendendolo a interessi privati"

“La vicenda dei piani estrattivi del Monte Altissimo sta assumendo i contorni di una farsa dai risvolti tutt’altro che comici. L’attività estrattiva che si è sviluppata negli ultimi 15 anni sopra quota 1200 e nelle aree sottostanti sul Monte Altissimo, sia in galleria che a cielo aperto, sta procurando danni crescenti ed irreversibili che compromettono la qualità di vita di chi vive in Versilia”. Inizia così la nota del coordinamento ambientalista Apuoversiliese.

Un appello con l’adesione esplicita di: Amici della Terra Versilia, Apuane Libere, associazione tutela ambientale Versilia, Cai Massa, il Comitato indipendente per la partecipazione l’informazione e la trasparenza di Seravezza, cittadini contro la discarica ex cava Fornace, comitato Monte Costa, comitato per la salvaguardia delle Pioppette e della aree limitrofe, Custodi della Ceragiola, Fruday For Future Massa, Gasvezza, Extinction Rebellion, In 500 sulla battigia, Italia Nostra Versilia, Le Voci degli alberi, Nuovi Paesaggi Urbani, parco della Rinchiostra e Wwf Alta Toscana, alzano il tiro.

“Una vera distruzione i cui segni sono ormai evidenti anche da lontano, osservando il profilo del Monte con il Pizzo di Falcovaia che si chiede di sbassare ulteriormente senza aver rispettato nessuno degli impegni sottoscritti – proseguono -. I dati occupazionali sono risibili: meno di 20 addetti in cava e poco più di 100 al piano, incluso gli impiegati amministrativi e commerciali. E di questi solo una ventina provenienti dalla Versilia. A fronte di un fatturato aziendale attorno ai 30 milioni di euro l’anno, non c’è traccia di ricadute positive sul territorio ma solo devastazione e stupro della montagna che sarebbe riduttivo ricondurre solo ad una perdita di paesaggio. L’attività estrattiva genera: deforestazione, sfruttamento e distruzione delle sorgenti (ora in un periodo di grave siccità!), inquinamento da marmettola e da olii con impatti negativi sull’approvvigionamento di acqua potabile, sulla qualità dei corsi d’acqua e sulla balneabilità, rischio climatico a livello locale a causa dell’abbassamento del crinale. Tutto ciò compromette la qualità di vita dei residenti con gravi rischi per la nostra salute, peggioramento delle condizioni lavorative e riduzione dell’occupazione anche in altri settori come quello turistico”.

“In base a quanto detto si giudica semplicemente vergognoso che il comune di Seravezza utilizzando i provvedimenti anti-Covid abbia prorogato l’attività estrattiva dell’azienda fino al 2024, in assenza di piani estrattivi, senza alcun controllo sull’attività dell’azienda, non tutelando gli interessi dei cittadini – continuano -. Le associazioni non lasceranno niente di intentato, ricorrendo ad ogni mezzo giuridico e amministrativo, per evitare che le nostre montagne, Altissimo e Trambiserra in primis, siano ridotte come quelle di Carrara, dove la distruzione regna sovrana, dove non si contano più le inondazioni e non vi è alcuna tutela per la sicurezza e la salute dei cittadini. Chiedono pertanto al comune di Seravezza ed alla Regione di tutelare il patrimonio pubblico non svendendolo a interessi privati”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Serchio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.