Artigianato, 702 aziende chiuse nel 2023 a fronte di 680 nuove ‘nascite’ in provincia

In Mediavalle e Garfagnana chiuse 77 imprese

Nel 2023 l’artigianato ha perso 702 aziende, mentre 680 ne sono nate di nuove con una perdita di 22 unità pari a un meno 0,2 per cento. È quanto emerge dai dati forniti dalla Cciaa Toscana nord ovest.

“Al 31 dicembre 2023 l’artigianato ha mantenuto le posizioni con 10966 aziende anche se sono cessate 702 e ne sono nate 680 con una perdita di 20 unità pari ad un meno 0,2 % – spiega Roberto Favilla, direttore di Confartigianato Lucca -. Il calo maggiore c’è stato nell’edilizia con una perdita di 14 imprese. Se consideriamo, invece, le imprese scomparse nell’ultimo decennio, dal 2014 al 2023, e le sommiamo anno per anno vediamo che sono ben 9mila le aziende cessate e 7473 quelle iscritte ex novo con un saldo negativo di cessate nel decennio di oltre 1500 unità. Naturalmente occorre analizzare meglio questi dati, perché tra le cessate ci sono anche aziende storiche, presenti sul territorio da almeno 40 anni, come ce ne sono di quelle che hanno aperto da pochi mesi per poi richiudere quasi subito. Ci sono insomma persone che pur di non stare senza fare niente hanno preferito mettersi in proprio e fare l’artigiano, ma evidentemente non avevano le caratteristiche necessarie per fare l’imprenditore e hanno chiuso l’attività”.

“Quali le cause di queste chiusure, certo la pandemia, ma il fenomeno è stato intenso soprattutto prima del 2020, addirittura nel 2014-2015-2016 le aziende cessate hanno superato per ogni annualità le mille unità per poi scendere gradatamente fino alle 702 dell’anno 2023 il valore in assoluto più basso – prosegue ancora Favilla -. Ci sono poi gli aspetti burocratici che non invogliano certo ad aprire un’azienda, per non parlare del costo delle fonti energetiche, dell’aumento del costo delle materie prime che non si trovano. In questo panorama di imprese, aumentino le società di capitale e le ditte individuali, più 24 e più 17 aziende rispettivamente, mentre calano le società di persone meno 58 unità forse anche per mettere in sicurezza il patrimonio personale. Se consideriamo poi l’ambito provinciale si può notare come il numero di imprese nella Piana di Lucca e nella Versilia all’incirca si equivalgono e si attestano sulle 4700, 5mila unità rispettivamente. Nei 15 comuni della Garfagnana non sono state aperte, per ogni mese del 2023, nemmeno due aziende mentre ne sono cessate 32. Fenomeno analogo, anche se con numeri un po’ più alti si è avuto nei 4 Comuni della Mediavalle del Serchio con una nascita di 33 imprese e la chiusura di 44. In questi ultimi due casi, questa scarsa propensione a intraprendere un’attività artigianale è legata non solo alla burocrazia, alla mancanza di manodopera, ma anche alla carenza di infrastrutture immateriali e materiali”.

Segnaliamo le difficoltà legate alla viabilità, al fatto che, come tutti i territori di montagna anche la Mediavalle e la Garfagnana sono territori fragili, soggetti a frane, smottamenti che rendono difficile lo spostamento delle merci e delle persone – va avanti Favilla -. È necessario da parte delle istituzioni, come Regione e Provincia, sostenere chi, in queste località, vuole aprirci un’attività o mantenere aperta quella già esistente vista la funzione sociale che certe imprese hanno nei piccoli borghi rurali. Spostiamo ora il focus sulle varie tipologie di aziende per far presente che le più numerose rimangono quelle edili, oltre 4500. Le attività manifatturiere sono 2496, seguono i servizi con oltre 1414 imprese e 436 che operano nel settore del trasporto. Tra le attività manifatturiere più numerose ricordiamo quella della fabbricazione di prodotti di metallo, 390 circa, e che lavorano soprattutto per le cartiere. Seguono quelle che fanno la lavorazione di minerali non metalliferi (aziende del marmo soprattutto) che sono circa 250, seguono poi quelle del legno, (fabbricazione di mobili), 109. Tutte queste sono in aumento”.

Calano invece le attività legate alla produzione di pelle e simili con le attività di calzature ormai ridotte a 152 unità con un calo del meno 6,3%. In calo anche le aziende del legno che producono infissi anche perché sembra che in questo ambito, sia molto richiesta la finestra, la porta in pvc e materiali similari – prosegue -. Calano anche le attività alimentari del -4,7%, ci riferiamo a panifici, pastifici, caseifici, e si fermano a 222 imprese. Stabilità invece per le attività manifatturiere che producono articoli parasanitari come busti, scarpe ortopediche, plantari. Infine nella manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature ci sono ben 122 aziende che lavorano per la manutenzione di macchinari per cartiere e buona parte delle rimanenti nella cantieristica navale nel refitting di imbarcazioni da diporto chiaramente a Viareggio dove la nautica rimane un settore trainante. Le imprese giovanili, quelle ove chi guida l’azienda ha un’età inferiore ai 35 anni, sono in calo. Nel 2023 ne abbiamo perse 80 e sono scese sotto quota 3mila. Ciò è dovuto al fatto che alcuni titolari hanno superato i 35 anni, ma anche perché sono diminuiti i giovani che hanno nuove imprese”.

“C’è apprensione per il comparto artigiano legata alle difficoltà che hanno le micro piccole imprese nell’accesso al credito non più e/o non soltanto per i tassi di interesse alti, ma soprattutto per la difficoltà che incontrano gli imprenditori nell’ottenere denaro dalle Banche che richiedono requisiti sempre più stringenti (vedi Esg) green, social e governance – prosegue ancora -. Lo stesso Pil che si prevede intorno a un +0,6% nel 2024, testimonia come non ci si aspetti una crescita della produzione significativa anche perché tante, anzi direi troppe, sono le incognite. Ricordiamo l’aumento del costo delle materie prime per le problematiche legate al passaggio di merci dal Mar Rosso e attraverso lo Stretto di Suez, a oggi si stima un calo di oltre 60 milioni di euro di materie prime; e l’altra causa è una forte carenza di personale qualificato. Occorre rimettere al centro il lavoro manuale che, assieme ad una adeguata preparazione culturale riesca a coniugare competenze tecniche e accademiche”.

“Solo così riusciremo a superare un cambiamento epocale e le difficoltà che derivano da una situazione geopolitica alquanto complicata con focolai di guerra ormai alle porte del Paese ed una Intelligenza Artificiale che sta affacciandosi nelle varie lavorazioni e che ha bisogno di essere governata e diventare strumento di aiuto nel lavoro e non di indirizzo per l’uomo – conclude -. L’artigiano non potrà mai essere soppiantato dall’intelligenza artificiale perché rimane il depositario della fantasia, della creatività, dell’inventiva che non potrà mai essere carpita dalla mente, come anche la manualità che è frutto di anni e anni di apprendimento in una bottega dove si impara il mestiere e si rubano i segreti al mastro artigiano”.

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