Simonini (Cambiamo): “Basito da chi accusa l’imprenditoria di speculazione”

Economia e stop alle aziende, interviene Simone Simonini del comitato provinciale di Cambiamo!

“In questi giorni – dice – si è fatto un gran discutere su quali aziende potessero continuare ad operare, e quali invece dovessero chiudere i battenti. La polemica, iniziata dalla scelta di chi fosse produttore o venditore di bene di prima necessità, (garantendo così la stabilità sociale del paese), si è trasformata su chi fosse in grado di garantire tutte le sicurezze necessarie sui luoghi di lavoro. Di fatto, con questo decreto, si è dato il via a molte richieste di deroghe aziendali, per il proseguimento di produzioni, onde evitare ripercussioni economiche negative o peggio disastrose, per la stessa tenuta economica aziendale. Inoltre poi, ci sono per aziende importanti tutte le preoccupazioni legate ad eventuali penali contrattuali, da versare in caso di consegne mancate”.

“È evidente, e questo va ribadito – dice Simonini – che sia un atto dovuto quello di chiedere per tutti i lavoratori le dovute tutele per la loro salute e quella dei propri familiari. Com’è altrettanto evidente che c’è chi non può scegliere di fermarsi, come medici, infermieri, operatori sanitari e di volontariato, camionisti o dipendenti della catena e distribuzione alimentare. Da richieste più che legittime, però, si è passati all’inverosimile, accusando l’imprenditoria da più fronti, di voler fare speculazione sui propri interessi. Ma di cosa stiamo parlando?  Un imprenditore, un investitore, con qualsiasi tipo di attività al seguito, che sta lì a fare se non per generale profitto ridistribuendo magari lo stesso con posti di lavoro?”.

“In questo momento di confusione, dovuta da un governo pasticcione – prosegue Simonini – non ci possiamo certo permettere di avere uno scontro tra datori di lavoro e rappresentanti del lavoro. Sono evidenti le misure sbagliate messe in capo dal governo e dai suoi rappresentanti, che anziché dare la medicina in gocce, come stanno facendo avrebbero dovuto far organizzare i cittadini, ad esempio dare qualche giorno di tempo per far reperire beni di prima necessità, utilizzando la collaborazione delle forze dell’ordine per garantire il rispetto del regolare svolgimento, per poi chiudere tutto due settimane. Garantendo in quel periodo solo i servizi fondamentali, quali quelli ospedalieri, di tipo sanitario, e di produzione di materiali utili al contrasto per la diffusione del contagio, attuando di pari passo, misure economiche concrete e reali a tutto il resto del paese sottoposto a quarantena”.

“Ci stiamo frantumando economicamente – commenta Simonini – con un’azione del Governo, evidentemente sbagliata, riassumibile in tre punti: non si è interrotta la diffusione virus, in considerazione delle molte persone ancora in circolazione; ogni tre giorni si applicano nuovi decreti con misure restrittive, che poco restringono; si hanno più denunciati che contagiati, almeno stando ai dati ufficiali. Il governo nazionale non può non tener conto di entrambe le situazioni: contrasto al virus e tenuta economica nazionale e quindi sociale“.

“Non posso quindi che rimanere basito – è il commento – dalle molte dichiarazioni di professionisti, politici e addetti ai lavori, che in tali circostanze, di difficoltà generale, sono arrivati con autolesionismo a chiedere il blocco totale del paese. Ribadisco basito, poiché così facendo si darà solo un’agonia certa all’economia italiana e così a migliaia di posti lavoro, che a sua volta andranno in fumo. Una politica, che non ha saputo nemmeno garantire protezioni adeguate ai propri medici, infermieri, operatori sanitari e di volontariato esposti in prima linea, nonostante gli avvertimenti di molti esperti, che il virus sarebbe arrivato, cosa ci vuole far sperare”

“Cari signori – conclude Simonini – quando non esisterà più un’economia con imprenditori pronti ad investire e garantire occupazione allora il vostro lavoro non servirà più a nessuno. Rimane comunque condivisibile chiedere adeguate garanzie di massima sicurezza sul luogo di lavoro, in maniera da evitare nuovi contagi e a sua volta di diffondere contagio. Ribadisco la soluzione era chiudere tutto per due settimane contrastando il virus in maniera netta, facendo sì che successivamente nei luoghi di lavoro ci fossero tutte le adeguate misure di sicurezza.
Ora ci aspettiamo altre misure, in gocce come detto”.

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