Studenti attori per un cortometraggio contro le violenze sulle donne

Parte il progetto che coinvolge le Carducci, l'Isi Pertini e l'Isi di Barga

Nel mese di gennaio, è stato promosso per l’anno scolastico 2023/2024 il progetto pilota 1 ciak 2 punti di vista, per contribuire al cambiamento nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini.
In particolare, attraverso l’apprendimento e l’uso dello strumento audio-visivo, è volontà condivisa dei promotori di concorrere ad interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza e di ogni condotta discriminatoria.

Enti promotori sono la Prefettura di Lucca, i Comuni di Lucca e Barga, la Commissione pari opportunità della Provincia di Lucca, Ufficio Provinciale Scolastico di Lucca, Scuola media Carducci dell’Istituto comprensivo del centro storico di Lucca, Isi Pertini di Lucca, Isi di Barga, Accademia del Cinema di Lucca, Fondazioni Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lucca, Luccacinema.

Il progetto che sarà presentato nel dettaglio mercoledì prossimo (3 aprile) all’Isi di Barga, prevede, a cura dell’Accademia del Cinema di Lucca, l’organizzazione alla scuola media Carducci, Isi Pertini di Lucca e Isi di Barga di un percorso formativo, teorico e pratico, con realizzazione finale di un cortometraggio a cura degli studenti che saranno coinvolti.
Le attrezzature acquistate saranno donate alle scuole partecipanti.

L’Ufficio provinciale scolastico di Lucca si impegna a valutare la diffusione del progetto presso le altre scuole della provincia. Luccacinema si impegnerà a diffondere i prodotti realizzati nelle sale cinematografiche della provincia di Lucca.

“L’iniziativa – spiegano i promotori – è maturata dalla constatazione di quanto siano ancora diffuse, nel nostro Paese, esperienze legate ad episodi di violenza nella popolazione femminile tra i 18 e gli 84 anni. I dati emersi forniscono l’evidenza di un fenomeno particolarmente esteso e solo in parte visibile. Sono, infatti, poco meno di 12milioni e 500mila (50,9%) le donne tra i 18 e gli 84 anni che hanno riferito di essere state vittime almeno una volta, nel corso della propria vita, di episodi di violenza psicologica e/o fisica, ma solo il 5% ha denunciato l’accaduto. Oltre 2 milioni e mezzo le donne (10,1%) che nel corso del 2022 riferiscono di vivere attualmente situazioni di violenza psicologica, subendo atti di controllo da parte di persone vicine, denigrazione e umiliazioni; mente circa 12 milioni (50,4%) hanno sperimentato questo tipo di violenze nel corso della propria vita. Tali atti vengono perpetrati soprattutto da conoscenti/amici (34,2%), da familiari conviventi (25,4%) e dal partner (25,1%). Sono circa 80.000 (0,3%) le donne attualmente vittime di violenza fisica mentre poco meno di  2milioni (8,7%) hanno riferito di aver avuto nel corso della propria vita esperienza di persone vicine che sistematicamente e ripetutamente nel tempo, le “colpivano con forza o le trattenevano contro la loro volontà”. Gli autori di questi atti di violenza fisica sono soprattutto familiari conviventi (46,9%) ed ex partner (35,6%). A subire episodi di violenza sono soprattutto donne con meno di 60 anni che hanno un livello di istruzione medio-alto, un lavoro e un reddito medio e che sono coniugate e conviventi con il partner e oltre la metà ha figli. Secondo i dati diffusi dall’Istat, come la violenza assistita sia in crescita, così come aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014). Chi assiste alla violenza tra i genitori diventa a sua volta autore di violenza nel 22% dei casi. La Convenzione del Consiglio d’Europa (Convenzione di Instanbul, 11 maggio 2011) sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (ratificata dall’Italia con la legge n. 77 del 27 giugno 2013) definisce la violenza nei confronti delle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.

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