Il grido d’allarme del lapideo: “Urgente risolvere il problema della manodopera”

L'appello del Cosmave: "Affrontare il tema del lavoro e dell'obbligo di filiera corta o le aziende chiuderanno"

“Lavoriamo nel rispetto dell’ambiente e dei limiti di estrazione stabiliti. Si pensi a risolvere la crisi di manodopera e affrontare l’obbligo di filiera corta o le aziende chiuderanno”. Questo il grido d’allarme sempre più forte che viene dalla gran parte delle piccole e medie imprese del comparto lapideo della Versilia e della Garfagnana, laboratori artigianali, ma anche terzisti. Cosmave, il consorzio del marmo della Versilia, segnala da tempo che manca la manodopera specializzata, dal monte al piano, che non si trovano giovani che sostituiscano le maestranze artigianali in uscita, ma anche interessati a posizioni generiche. È lo specchio dei tempi: in Toscana sono oltre 100 mila gli espatri in più negli ultimi 15 anni e non si trovano lavoratori neanche con i click day per i lavoratori subordinati non stagionali extra comunitari, che pochi giorni fa hanno registrato decine di migliaia di posti deserti.

Il lapideo sconta un problema di attrattività del mondo della manifattura, ma anche caratteristiche proprie (il marmo è un materiale difficile da lavorare; sono richieste manualità, dedizione e pazienza) e deve fare i conti con il mancato turn over e l’aumento dei prepensionamenti, che per l’anno in corso sono stimati in oltre 31mila unità.

Con tali premesse risulta impossibile pensare al mantenimento della filiera corta, fortemente auspicata anche dalle imprese e su cui da anni il Consorzio Cosmave lavora collaborando con la Scuola del Marmo dell’Isi Marconi di Seravezza, che vanta ormai il  100% di occupazione post diploma.  

Il vincolo normativo da solo non basta alla sua attuazione; anzi, l’obbligo di lavorazione in loco andrebbe a vantaggio delle aziende più strutturate che, dovendo sopperire alla carenza di manodopera, potranno avvalersi di robot e processi automatizzati, elemento che andrà a discapito anche dei lavoratori stessi e porterà certamente ad un aumento della concorrenza per le realtà tradizionali (artigianali), causando un ulteriore impoverimento del mercato.

In questo quadro, il 2024 sembra purtroppo confermare le attese negative per l’export in sofferenza sia per i lavorati sia per i materiali grezzi, come emerso dalle prime impressioni degli operatori presenti alla recente Fiera di Xiamen in Cina. Uno stallo delle commesse dovuto anche in parte alla situazione internazionale contingente (dalla guerra all’Ucraina al conflitto tra Israele e Palestina), in cui perdurano criticità ormai note quali i tassi di inflazione, i rincari dei costi di trasporto ed energia, che continuano a gravare sulla produzione e a preoccupare le nostre aziende.

Senza un’inversione di rotta la stragrande maggioranza delle realtà locali sarà costretta alla chiusura nel breve e medio periodo.

Il comparto deve fare i conti con il mancato turn over, complice anche l’invecchiamento della popolazione, a cui si potrà sopperire solo in parte con l’impiego di robot o intelligenza artificiale, soprattutto in un settore quello lapideo dove le maestranze sono il fiore all’occhiello da sempre apprezzate per il saper fare, l’elevata qualità artigianale invidiata in tutto il mondo.

 

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