Un saggio di Virginio Monti sul campo di concentramento di Bagni di Lucca

Un lungo lavoro di ricerca in archivio ha permesso all’autore di ricostruire tragiche vicende

In occasione della prossima commemorazione del 27 gennaio legata alla memoria dell’olocausto, l’editore lucchese Tralerighe pubblica il saggio La questione ebraica in provincia di Lucca e il campo di concentramento di Bagni di Lucca di Virginio Monti. Un lungo lavoro di ricerca in archivio ha permesso all’autore di ricostruire le tragiche vicende legate al campo di concentramento provinciale, attivo dal 1941 al 1944. Accolse cittadini sudditi inglesi, jugoslavi, e gli internati di “razza ebraica”. Il campo era stato ricavato all’interno dei locali dell’ex “Grande Albergo delle Terme”, già Villa Cardinali, residenza estiva del granduca di Toscana. La struttura si trova sulla sponda della valle conosciuta come Bagni Caldi.

La questione ebraica in provincia di Lucca e il campo di concentramento di Bagni di Lucca di Virginio Monti

Monti ricostruisce tutta la tragica vicenda grazie a numerosi documenti che sono raccolti per la prima volta nel volume, permettendo ai lettori di capire la logica persecutoria del regime fascista, che nel 1938 aveva emanato le leggi razziali. L’autore riesce a dare un nome e un percorso di arrivo e partenza ai cittadini arrestati e reclusi, fornendo finalmente un quadro chiaro su quel luogo di detenzione nel quale oltre a uomini finirono donne, bambini, anziani.

Con la salita al potere della Repubblica sociale e l’inasprimento del conflitto con la totale coesione del nuovo regime fascista mussoliniano con il nazismo hitleriano, giunse l’ora dello sterminio anche per gli ebrei italiani e i cittadini stranieri di origine ebraica che vivevano nel nostro paese. Così il 23 gennaio 1944, 100 cittadini ebrei vennero stipati su camion e condotti al carcere “Le Murate” di Firenze, passando da San Marcello Pistoiese, Pistoia, Prato.

Successivamente con carri bestiame ferroviari furono portati a Milano e rinchiusi nel carcere di S. Vittore.

Il 30 gennaio 1944 vennero caricati sul convoglio N° 6, che partì dal binario 21 della stazione di Milano centrale, che aveva per destinazione il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove vi giunsero all’alba del 6 febbraio 1944. Alle ore 12 erano già stati quasi tutti uccisi nelle camere a gas, tranne quei pochi ritenuti adatti a lavorare, sia per età che per fisico ritenuto robusto e sano, o per altre capacità, come quella di sopportare vili umiliazioni.

Dei partiti da Bagni di Lucca solamente 5 al termine del conflitto erano ancora vivi.

Il saggio è introdotto da Andrea Giannasi con un intervento dal titolo In merito all’urgenza del trasferimento della memoria nel quale lo storico pone in primo piano la questione dei testimoni.

“L’anagrafe e le ragioni dell’età – scrive Giannasi – ci stanno sottraendo gli ultimi testimoni della Shoah. I salvati, che sono tornati sopravvivendo agli ingranaggi della soluzione finale, disegnata dai tedeschi, e all’indicibile vissuto nei campi di sterminio. Pochi uomini e poche donne che negli anni hanno seguito la lezione di Primo Levi, donandosi al doloroso percorso del ricordo, del riportare al cuore, e dunque del rivivere quella sofferenza per anni taciuta, nascosta, celata più a se stessi che agli altri. Oggi possediamo, grazie a questo incessante lavoro, una biblioteca ricca di storia e storie, e film, documentari, ricostruzioni, interviste, che costituiscono un patrimonio unico per l’umanità. Ma tutto questo potrebbe non essere sufficiente a tramandare quanto accaduto. L’anagrafe infatti ci sta sottraendo le mani, gli sguardi, le parole e l’intercalare del racconto. Ci sta togliendo il contatto, il sorriso, i momenti sussurrati, le lacrime e le emozioni. Certo un libro o un buon film possono avvicinarci ma non potranno mai essere profonde come la presenza di un sopravvissuto”.

“La questione ebraica in provincia di Lucca e il campo di concentramento di Bagni di Lucca” di Virginio Monti è un libro che aiuta a superare la fredda logica dei numeri, la conta dei sommersi e dei salvati, dando un nome, un volto, una storia, ai tanti che vissero l’indicibile. Rende ancora vivi quei bambini, quelle donne, quegli uomini, che a Bagni di Lucca vissero gli ultimi giorni della loro esistenza.

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