A Prato il libro sul barghigiano Giusto fra le nazioni

Una storia di eroismo, una delle tante storie di cui è disseminato quel tragico periodo che portò dall’8 settembre del 1943 alla fine della guerra. A riscoprirla la ricerca di Alessandro Affortunati ed Enrico Iozzelli, autori del volume Gino Signori, Giusto tra le Nazioni, l’ultima fatica voluta dall’associazione culturale Per il lavoro e la democrazia nella collana di ricerche storiche e sociali in collaborazione con la Fondazione Museo e Centro di documentazione della deportazione e Resistenza di Prato.

La storia di Gino Signori è al centro di un documentatissimo volume a firma di Affortunati e Iozzelli con la presentazione di Manuele Marigolli e la prefazione di Furio Biagini e che verrà presentato per la prima volta domani (8 ottobre) alle 17 al Museo e centro di documentazione della deportazione e Resistenza di Figline di Prato. Dopo i saluti di Aurora Castellani, presidente del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e di Manuele Marigolli, presidente dell’Associazione culturale per il lavoro e la democrazia di Prato parleranno gli autori. Le conclusioni sono affidate alla segretaria generale dello Spi Cgil toscano, Daniela Cappelli.Ma chi è Gino Signori, questo eroe di altri tempi, che si è potuto fregiare del titolo di Giusto tra le Nazioni conferitogli nel 1984 dallo Stato di Israele? La sua è veramente una storia tutta da raccontare, che parte nel 1912 a Barga, paese dove nacque mentre suo padre Luigi, pratese di Tobbiana, lavorava nelle cave di marmo. Richiamato sotto le armi nel 1941 mentre lavorava in un lanificio pratese, il 17 settembre del 1943, pochi giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, venne fatto prigioniero dai tedeschi e internato ad Amburgo. È lì che prestò la sua opera come infermiere specializzato ed è lì che ebbe modo di far valere tutta la sua umanità. Una sera, infatti, nelle vicinanze di un ospedale si imbattè in una colonna di ragazze ebree. Una di questa veniva minacciata di morte da un militare delle Ss armato di mitra. Gino Signori, invece di lasciare corso al destino, decise di intervenire chiedendo al soldato di risparmiare la donna in campo di qualche sigaretta. Dopo quell’episodio decide di nascondere la ragazza in un anfratto della stanza che era adibita a infermeria dove lavorava. Quando poi fu costretto a trasferirsi altrove fece travestire la ragazza da uomo e continuò a nasconderla fino alla fine della guerra.
Una storia destinata a rimanere fra i ricordi di famiglia senonché, in una delle svolte della storia, nel 1964 riceve una visita inattesa. Quella di un camionista italiano che aveva conosciuto in Cecoslovacchia la donna ebrea da lui salvata, Hana Tomesova, che gli aveva espresso il desiderio di rivedere il suo salvatore. Nel giugno del 1964 si concretizzò l’incontro e si creò un’amicizia che durò fino alla morte.
La storia dell’eroico salvataggio arrivò negli anni Ottanta a conoscenza dell’istituto commemorativo dell’Olocausto, Yad Vashem che, dopo una lunga procedura, nel 1984, il 29 gennaio, portò a conferirgli il titolo di Giusto tra le Nazioni, il titolo che viene riconosciuto ai non ebrei che si sono resi protagonisti di atti di amicizia nei confronti del popolo di Israele. La medaglia gli venne consegnata a Prato il 6 marzo del 1985 in una cerimonia solenne alla presenza del sindaco e del rabbino di Firenze e in cui fu anche letta una missiva inviata da Primo Levi.

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