Libellula: Kme, industriali sposano progetto che non c’è

Non si fa attendere la risposta del comitato La Libellula a Confindustria che ha definito il progetto di pirogassificatore alla Kme di Fornaci di Barga ‘valido e serio’.
E il comitato lancia strali contro i rappresentanti degli industriali: “Viviamo in un mondo davvero surreale – commentano – Istituzioni che dovrebbero rappresentare la nostra classe dirigente e imprenditoriale, quella che definiremmo la crema della società, l’avanguardia intellettuale che dovrebbe spingerci verso sorti future e progressive, si lasciano andare ormai alle più ardite affermazioni e previsioni, senza contatto alcuno con la realtà. Fra queste ve n’è una che spicca per brillantezza, la nostra amata Confindustria che ha giudicato serio e risolutore del problema dello smaltimento di pulper, fanghi e code di cartiera il progetto del pirogassificatore Kme del quale si parla ormai da diversi mesi”.

“Ma c’è un piccolo particolare: tale progetto non esiste – spiegano dalla Libellula – Non c’è. Almeno al momento è solo una mera ipotesi. A dire questo non siamo noi della Libellula, pericolosi talebani ecologisti che cavalcano l’onda della diffidenza tutta italiana verso la magnifica termovalorizzazione energetica, ma direttamente l’ad di Kme Claudio Pinassi che ci ha onorato della sua presenza all’incontro di lunedì scorso. Il pirogassificatore, che avrebbe come combustibile principale proprio il pulper di cartiera, è quindi una delle ipotesi all studio. Tutto qui. Nessun concreto progetto. Nessun dato. Come tutto questo possa essere considerato valido e serio, è un mistero”.
La Libellula contesta anche i dati di Confindustria: “Apprendiamo che le tonnellate di pulper prodotte dal distretto cartario lucchese – prosegue La Libellula – sono 100mila-130mila all’umido: considerato che la parte umida, che si stima essere attorno al 30 per cento in media, non può certamente essere utilizzata da un impianto di incenerimento (pardon termovalorizzazione) parliamo di circa 70mila-90mila tonnellate al secco; ci viene detto che il progetto Life Eco-Pulplast, che mira al recupero “a freddo” del pulper per farne pallet in plastica eterogenea, non  sarebbe sufficiente ad assorbire il suddetto tonnellaggio e quindi i due progetti sarebbero complementari. In realtà i dati del progetto Life Eco-Pulplast stimano che con una linea si potrebbero
recuperare ben 30mila tonnellate annue al secco (quindi 50mila tons umide circa) e che realizzare una seconda linea è ben fattibile. Oh, certo Life Eco-Pulplast è un progetto sperimentale e non ancora operativo e questi numeri sono stime; ma sempre meglio ragionare su qualcosa che si sta concretamente sperimentando rispetto a qualcosa che non esiste. O no? Dobbiamo anche tener conto che le recenti normative europee vanno sempre più verso un risparmio nell’uso della plastica e le stesse cartiere vogliono aumentare la selezione in partenza della carta riciclata anche per ovvi motivi economici, per cui la quantità di pulper è prevista in riduzione e non in aumento nel prossimo futuro. Dunque di quale sinergia parlano lor signori di Confindustria? È evidente anche a un bambino che non ci sarebbe pulper sufficiente per entrambi i progetti, tenendo conto che Kme parla di un impianto da ben 12 megawatt di energia che dovrebbe girare
continuamente e dato il basso potere calorifico del pulper basta fare due più due. Ah già ma alla bisogna ci sono le 50mila tonnellate fanghi, che di certo non hanno un potere calorifico più alto del pulper; e poi le famose 20mila tonnellate di code, che essendo costituite in prevalenza da fili metallici per loro natura non possono essere incenerite (pardon termovalorizzate) e devono essere destinate comunque a smaltimento in discarica, dopo aver bruciacchiato quelle plastiche che vi rimangono adese; un po’ poco per alimentare il gigantesco impianto ipotizzato da Kme che a quel punto necessiterebbe di importare da altri lidi pulper e rifiuti vari trasformando il comune di Barga, col record di raccolta differenziata al 85 per cento e bandiera arancione per l’offerta turistica di eccellenza, nella meta di smaltimento dei rifiuti provenienti da mezza Italia, con conseguente traffico pesante aggiuntivo sul groppone”.
“Sorvoliamo – conclude La Libellula – poi sul solito autorazzismo che vede l’italiota primitivo diffidente verso i superbi vantaggi dell’incenerimento (pardon termovalorizzazione): si potrebbero citare tonnellate di documenti di ordini dei medici francesi, inglesi, eccetera che sulla salubrità dell’incenerimento (pardon termovalorizzazione) hanno ben più di qualche dubbio; oppure semplicemente tutti i casi giudiziari sorti in seguito a continui sforamenti dei limiti di legge sulle emissioni o i fallimenti economici o i dati sanitari allarmanti registrati nei dintorni di questi salubri impianti (così a memoria in ordine Falascaia, Castelfranco e Ospedaletto, tanto per non allontanarci dalla Toscana); o infine ricordare che l’incenerimento con l’economia circolare ha ben poco a che spartire, essendo visto come ultima ratio e mai da realizzare nel caso in cui risulti sovradimensionato ovvero impedisca un maggior riciclo/riuso, come nel caso di Life Eco-Pulplast per il pulper di cartiera. Non ci resta dunque che augurare buona termovalorizzazione a tutti”.

 

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