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Al mercato don Baroni il segretario della Cgil Landini invita al voto: “Una parte di paese non sa che ci sarà un referendum”

3 maggio 2025 | 12:16
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Appello alla partecipazione: “Oggi c’è troppa precarietà, salari troppo bassi e si muore a lavoro. Per i giovani è un disastro”

In un mercato Don Baroni gremito stamani (3 maggio) è arrivato il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini, a Lucca per tracciare la rotta in vista del referendum dell’8 e dell’9 giugno. Un tour di due giorni, quello di Landini, che tocca numerose città della Toscana con lo scopo di far conoscere alle persone i motivi che hanno portato alla formulazione dei quesiti referendari.

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Presenti il segretario generale della Cgil Toscana, Rossano Rossi e anche il segretario generale della Cgil della provincia di Lucca, Fabrizio Simonetti che ha dichiarato: “La presenza del segretario nazionale della Cgil Landini a Lucca testimonia l’importanza che riveste il tema del referendum ed è anche un riconoscimento per la nostra città, per il buon lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi e per le prospettive che ci sono. Quindi è importante incontrare le persone e far capire e comprendere l’importanza di andare a votare e soprattutto di votare sì, per cambiare la vita di milioni di persone, di lavoratori e lavoratrici e migliorarla da subito”.

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Il segretario Landini ha passeggiato nel centro del mercato Don Baroni distribuendo volantini sui quesiti referendari e stringendo le mani delle persone ascoltando i loro problemi.

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“Oggi siamo qui al mercato di Don Baroni perché bisogna che la gente vada a votare – ha dichiarato il segretario Landini -. Per poter realizzare gli obiettivi del referendum bisogna raggiungere il quorum, quindi deve votare almeno il 50% più uno dei cittadini, altrimenti si rischia di non raggiungere l’obiettivo. È importante informare le persone, visto che non tutti lo stanno facendo. Quindi c’è una parte anche di paese che ancora non sa che c’è un referendum, bisogna parlarne, ricostruire una partecipazione e una democrazia. Anche perché questo referendum non è un voto per questo o per quell’altro partito, è un voto che permette di migliorare i diritti di chi lavora, i diritti della cittadinanza e delle persone. Con il loro voto possono decidere di migliorare i loro diritti e le loro condizioni. Quindi è importantissimo essere qui a parlarne con tutti”.

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Landini poi si è soffermato sul quesito che riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro. La Toscana in particolare, per i morti sul lavoro ha un’incidenza superiore alla media nazionale. L’ultimo fatto tragico si conta appena pochi giorni fa a Carrara, dove ha perso la vita un lavoratore di 59 anni, Paolo Lambruschi.

“Sulle morti a lavoro il quesito pone un problema fondamentale – spiega Landini -. Oggi la maggioranza delle morti sul lavoro riguardano persone che sono precarie e riguardano lavoratori che lavorano in aziende in appalto e in subappalto. Quello che noi chiediamo con quel referendum è di fare in modo che da ora in avanti le aziende che decidono di appaltare il lavoro, debbono rimanere loro responsabili della sicurezza per tutti quelli che sono in appalto. Quindi è un cambiamento fondamentale. È la condizione per poter ridurre le morti sul lavoro e gli incidenti sul lavoro”.

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“Ripeto – prosegue Landini -, chi va a votare lo fa per migliorare i diritti delle persone, vota innanzitutto per sé, per aver più tutele contro i licenziamenti, per non essere precario, per non morire sul lavoro, per garantire la cittadinanza. C’è un problema di scarsa informazione, perché finora le televisioni, i giornali non hanno fatto molta informazione, tante persone non sanno neanche che c’è un referendum. Quindi è chiaro che diventa importante fare questo lavoro in questo mese, un lavoro di contatto, di coinvolgimento, ascoltando le persone, ma invitandole naturalmente a decidere. Poi uno può votare quello che ritiene più opportuno, noi naturalmente li invitiamo a votare sì, poi ognuno usa la sua testa, è importante andare a votare, perché bisogna riattivare un percorso di democrazia vero”.

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Il sindacato deve ascoltare ancora di più le persone, deve far di tutto per migliorare i problemi delle persone – ammette Landini -. Noi oggi, perché facciamo questo referendum? Perché pensiamo che soprattutto per i giovani è un disastro. C’è una precarietà senza fine, ci sono salari troppo bassi, si muore sul lavoro, quindi è il momento di provare a cambiare questa situazione. È quello che vogliamo fare, andare ad ascoltare, anche ad ascoltare le critiche, perché è un momento in cui devi anche ricostruire un rapporto per provare a cambiare la situazione. Essere qui è anche un elemento di umiltà, per ascoltare, per capire, per verificare se quello che stiamo facendo corrisponde ai bisogni delle persone”.

https://www.luccaindiretta.it/politica/2025/05/01/con-landini-a-lucca-entra-nel-vivo-la-campagna-per-i-referendum-della-cgil-simonetti-cosi-aiutiamo-chi-sta-peggio/458447/

I quesiti referendari sostenuti dalla Cgil

1 – Stop ai licenziamenti illegittimi
Il primo dei quattro referendum sul lavoro chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.

2 – Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Il secondo riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione. Obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato affinché sia la/il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite.

3 – Riduzione del lavoro precario
Il terzo punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.

4 – Più sicurezza sul lavoro
Il quarto interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti, che vuol dire che in Italia ogni giorno tre lavoratrici o lavoratori muoiono sul lavoro. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.

5 – Più integrazione con la cittadinanza italiana
Il quinto referendum abrogativo propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Nel dettaglio si va a modificare l’articolo 9 della legge 91/1992 con cui si è innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Il referendum sulla cittadinanza Italiana non va a modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori paesi europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.