Referendum per la cannabis legale, sei comuni garfagnini inadempienti

La denuncia di Marco Cappato e del comitato promotore: "Mancato invio dei certificati elettorali per autenticare le firme raccolte"

Il referendum sulla cannabis rischia di saltare nonostante abbia superato le 500mila firme. È questo il grido di allarme di Marco Cappato, radicale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, già promotore del referendum sull’eutanasia legale (oltre un milione di firme raccolte), e conosciuto dai più per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera per ottenere il suicidio assistito.

Il quorum è già stato raggiunto anche grazie alla firma online, ma c’è bisogno di un ulteriore passaggio per autenticare quelle firme: l’invio dei certificati elettorali dei firmatari che i Comuni devono spedire entro 48 ore al comitato promotore del referendum, il quale, entro il 30 settembre, dovrà presentare tutta la documentazione completa alla Corte di Cassazione. In Valle del Serchio ci sarebbero sei comuni inadempienti a questa procedura.

“Il referendum cannabis rischia il sabotaggio per responsabilità del governo. Il ritardo fuorilegge delle certificazioni vanifica l’introduzione della firma digitale – scrive Cappato sulla sua pagina Facebook –  Stanno accadendo fatti di massima gravità sul piano istituzionale e costituzionale. Neanche un quarto delle richieste di certificazione sono state evase nel termine di 48 ore previste dalla legge. Si tratta di certificati di iscrizione nelle liste elettorali che poi sarebbe dovere del Comitato promotore referendum depositare presso la Corte di Cassazione entro il 30 settembre. A questi ritmi, diventa concreto il rischio di annullare la firma di centinaia di migliaia di cittadine e cittadini italiani e dunque sabotare il referendum”.

“Il governo Draghi – prosegue –  ha nelle proprie mani la responsabilità delle uniche decisioni in grado di evitare questo scempio: eliminare la discriminazione contro il referendum cannabis concedendo la proroga di un mese in ragione della pandemia, oppure concedere ai Comuni di produrre i certificati elettorali anche dopo il termine della consegna delle firme, in modo che il Comitato promotore possa depositarli successivamente al 30 settembre. Se il presidente del Consiglio Draghi, la ministra degli interni Lamorgese e la ministra della giustizia Cartabia decidessero invece di non intervenire, si assumerebbero la responsabilità del sabotaggio del referendum e della vanificazione delle norme che ne hanno autorizzato la sottoscrizione per via digitale”.

Marco Perduca, presidente del Comitato promotore per il referendum sulla cannabis, annuncia la diffida nei confronti di 1400 comuni inadempienti e dice: “Abbiamo ricevuto 37500 Pec dai Comuni con allegati almeno 150mila certificati. A venerdì sera, 1400 amministrazioni comunali non hanno risposto del tutto. Altre non hanno rispettato le 48 ore previste dalla legge, ormai diventate 96, e hanno inviato certificazioni d’iscrizione nelle liste elettorali delle oltre 580mila firme raccolte online sul referendum cannabis in modo parziale”.

I promotori, con un comunicato, si sono rivolti anche al presidente della Repubblica in attesa di una risposta dal governo. Poi, in serata, Marco Cappato, sempre sulla propria pagina Facebook, ha annunciato lo sciopero della fame, allegando un link con il nome dei 1400 Comuni maggiormente inadempienti. Fra questi ci sono sei comuni garfagnini: Castelnuovo, Gallicano, San Romano, Piazza al Serchio, Sillano Giuncugnano e Villa Collemandina.

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