Caso Vagli, Partito Comunista Italiano: “Il sindaco Lodovici faccia un passo indietro”

Il commento politico: "Singolare che le persone indagate possano continuare ad esercitare le loro funzioni di governo municipale"

Caso Vagli, interviene la sezione di Lucca e della Valle del Serchio del Partito Comunista Italiano.

“La cronaca di questi giorni – si legge in una nota – è dominata dalle vicende giudiziarie che stanno interessando il Comune di Vagli ed i suoi amministratori, in particolare l’ex sindaco ed attuale vice Mario Puglia. Non vogliamo entrare nel dettaglio delle vicende giudiziarie, sulle quali dovranno fare piena luce, speriamo in tempi molto brevi, gli organismi a ciò preposti. Ci preme invece svolgere una serie di considerazioni politiche  alcune locali ed altre più generali, indotte da queste vicende”.

“Il clima politico vissuto dalla comunità di Vagli negli ultimi anni – dice la nota del partito – non è stato forse dei migliori; nei tre mandati da sindaco, Mario Puglia ha esercitato le sue funzioni in modo personalistico e fortemente decisionista, in un contesto in cui, rispetto al normale confronto politico, sembra aver prevalso la regola del “con me o contro di me”, quindi la scarsa tolleranza verso gli oppositori ed il tentativo di controllo su qualsiasi cosa si muovesse nel Comune (vedi anche le vicende Asbuc e Cooperativa Apuana Marmi).  L’ultima campagna elettorale per le elezioni comunali del 2019 è stata di una durezza estrema e l’esito di stretta misura ha contribuito a surriscaldare ed avvelenare ulteriormente il clima politico e non solo. Dobbiamo ammettere che a noi il sindaco Puglia non è mai piaciuto, non solo per la sua collocazione politica di destra (non condivisibile, ma legittima), ma soprattutto perché negli anni scorsi ha candidamente dichiarato, ritenendosi anche orgoglioso di ciò, di essere stato un collaboratore della famigerata Gladio, organizzazione paramilitare creata dalla Cia e dai servizi segreti italiani durante la guerra fredda in chiave anticomunista”.

“Fa impressione il silenzio assordante della Lega – proseguono i comunisti – partito che nel 2018 Mario Puglia aveva abbracciato, autodichiarandosi primo sindaco leghista della provincia di Lucca (non senza conseguenze, visto che in sostanziale concomitanza con il suo ingresso, fu “decapitato” gran parte del gruppo dirigente di tale partito in valle del Serchio). Certo appare quanto meno singolare, alla luce delle vicende giudiziarie di cui sopra che vedono coinvolti diversi amministratori comunali di Vagli in carica e nel quadro indiziario pensare che le stesse persone possano continuare ad esercitare le loro funzioni di governo municipale. Ci attenderemmo un passo indietro dal sindaco Lodovici; dopo una onorata carriera come apprezzato medico ortopedico all’ospedale di Castelnuovo, non rischi di macchiare il suo percorso umano ostinandosi a difendere l’indifendibile. Le dimissioni ci sembrerebbero un atto dovuto. O ancora non vi sono gli estremi affinché il ministero degli interni, tramite la prefettura di Lucca, intervenga per far decadere l’amministrazione di Vagli Sotto?”.

“La popolazione di Vagli – prosegue la nota – ha diritto di riappropriarsi di un modo di fare politica che non sia lotta per il semplice esercizio del potere, magari di una fazione contro l’altra, ma che invece sia basato sulla proposta, sul confronto rispettoso e trasparente di diverse opzioni di governo del territorio e di trasformazione della società, dove l’interesse della collettività prevalga sempre su quello del singolo individuo. Dopo anni di veleni, sarà sicuramente un percorso lungo e complesso, dove ci sarà bisogno di mettere in campo le energie migliori delle persone e delle forze politiche che credono ancora nei valori della democrazia e nello spirito della Costituzione frutto della lotta di liberazione. Le vicende del Comune di Vagli ci inducono comunque ad alcuni brevi riflessioni di carattere generale, circa gli effetti di alcune riforme sugli enti locali introdotte dagli anni Novanta, basate sulla prevalenza della governabilità rispetto alle esigenze di democrazia e rappresentatività: lo svuotamento di funzioni dei consigli a favore di giunta e sindaco; il fatto che gli assessori non vengano eletti dal consiglio comunale ma nominati dal sindaco; la possibilità nei Comuni fino a 5mila abitanti che, per comprovate esigenze di bilancio, talune funzioni dirigenziali di uffici possano essere assunte dal sindaco o da membri dell’esecutivo; il fatto che il segretario comunale non sia più una figura terza di garanzia, ma venga scelto e revocato dal sindaco; l’elezione diretta dei sindaci ed il sistema con premio di maggioranza che rende sostanzialmente ininfluenti i gruppi di minoranza. Tutto questo esalta il personalismo ed il potere dei sindaci, comprime le possibilità di controllo e di contrasto alla loro azione, riduce il ruolo della politica alla sola competizione elettorale dove conta solo vincere, mortificando il confronto continuo sulle idee e sulle proposte che sono la base della democrazia”:

“Il Partito Comunista Italiano – è la conclusione – invita ad aprire un confronto sulla necessità di rivedere questi ed altri aspetti dell’ordinamento degli enti locali“.

 

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