Decreto liquidità, Lega: “Servono interventi a fondo perduto”

Simonetti e Bertieri esprimono dubbi sugli aiuti del governo a privati e imprese

Dubbi sul decreto liquidità dalla Lega Mediavalle e Garfagnana. A parlare sono Damiano Simonetti e Yamila Bertieri che in questi giorni ha accolto le molte segnalazioni da parte di commercialisti, periti commerciali, impiegati e impresari del territorio.

“Al fondo – spiegano – potranno rivolgersi le imprese, gli artigiani, gli autonomi e i professionisti, che sono  il motore dell’economia della nostra nazione ma vorremmo avere chiarezza riguardo all’efficacia e agli effetti che può avere. Crediamo che tale decreto, infatti, sia una manovra a carico più delle imprese che dello stato, poiché dovranno indebitarsi per avere liquidità e restituire il denaro prestato, andando incontro al rischio di fallimento, disoccupazione e delocalizzazione. Questo perché un’impresa che ha debiti pregressi (perché ha continuato a pagare forniture, affitti, macchinari) anche senza produrre ed è ferma da tempo con mancati introiti o già navigava in uno scenario mondiale non roseo ora per poter ripartire dovrà spendere più di prima e quindi si ritrova a doversi indebitare per avere liquidità e per potersi rimettere sul mercato”.

“Crediamo che il governo dovrebbe erogare denaro a fondo perduto – proseguono – Invece, come prevede il decreto liquidità di Conte, il prestito viene dato dalle banche alle imprese e coperto dal fondo di garanzia dello stato. Prestiti che saranno erogati con un tasso di interesse che può andare dallo 0,2 o 0,5 massimo e che dovrà essere restituito entro sei anni. Per i piccoli professionisti è possibile un prestito fino a 25mila euro euro o il 25% del fatturato, coperto dallo Stato al 100 per cento ed erogato senza valutazione del merito di credito; per le imprese più grandi si ha una garanzia al 90 per cento dai 25mila agli 800mila euro, con valutazione del merito di credito, che diventa al 100 per cento se intervengono anche i Confidi, il consorzio italiano che concede garanzie alle imprese, proprio per facilitare l’accesso ai finanziamenti; garanzia dal Fondo prestiti al 90 per cento da 800mila euro a 5 milioni di euro per le piccole e medie imprese che hanno fino a 499 dipendenti, il tutto con valutazione del merito di credito”.

“Anche se lo Stato dà garanzie – proseguono gli esponenti della Lega – il prestito va comunque giustificato e per molti settori è un rischio perché non sanno quando riprenderà l’attività produttiva. Per le grandi imprese interviene Sace, ente che fa capo a Cassa depositi e prestiti, con una garanzia che copre tra il 70 per cento e il 90 per cento dell’importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell’impresa, ed è subordinata a una serie di condizioni tra le quali l’impossibilità di distribuire dividendi da parte dei beneficiari per i successivi 12 mesi e di restare in Italia.
Sace interviene con diversi milioni di euro. Il decreto liquidità è di complessivi 400 miliardi di euro ma alcune misure devono essere approvate della Ue. La complessità delle norme non chiarisce tanti aspetti su come erogare i fondi e le lungaggini della burocrazia rischiano di non fare arrivare alle imprese i fondi e per tempo”.

“Inoltre le banche – conclude la nota – danno il prestito se però non hai passività o insolvenze e ci auguriamo inoltre, che la cassa integrazione sia versata presto perché, come abbiamo sottolineato in questi giorni, è un diritto che spetta ai lavoratori e ora più che mai va garantito”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Serchio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.