Scoperta nel Serchio la presenza della Natrice tassellata

La presenza di questa particolare biscia d'acqua è indice di una buona qualità dell'ambiente fluviale

Le ricerche del Wwf alta Toscana per la pubblicazione dell’atlante degli anfibi e rettili della provincia hanno riservato un’altra interessante scoperta. Dopo la riscoperta della Salamandrina dagli occhiali nella piana di Lucca, avvenuta due anni fa a distanza di 140 anni dal precedente rinvenimento, fra giugno e agosto di quest’anno sono stati osservati lungo il medio corso del Serchio alcuni esemplari di Natrice tassellata. Altre notizie sulla presenza della specie sono state raccolte con la collaborazione di erpetologi e semplici appassionati. Infatti, benché non nota agli ambienti scientifici, la specie era ben conosciuta ai più attenti frequentatori del fiume, tanto da avere un nome locale,  “aspide”.

Si tratta di una buona notizia anche per la salute del fiume. La Natrice tassellata è una specie particolare di biscia d’acqua, che non era mai stata segnalata lungo il Serchio. Questa piccola biscia, non velenosa, lunga in media fra i 50 e gli 80 centimetri, è la più acquatica delle natrici italiane e generalmente si allontana poco dagli habitat acquatici. Uno studio radiotelemetrico svolto qualche anno fa nel canton Ticino ha rilevato che il 97 per cento delle localizzazioni della specie erano situate a meno di 20 metri dal corso d’acqua. Si tratta di una specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa e di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di siti di importanza regionale.

In Toscana, la biscia tassellata è in diminuzione e risente negativamente della perdita di qualità degli ecosistemi acquatici (escavazioni e lavori in alveo, distruzione delle fasce di vegetazione ripariale e litoranea, prelievo idrico, inquinamento), per cui la sua presenza lungo il Serchio è indice di una buona qualità dell’ambiente fluviale. Altri importanti fattori di rischio sono costituiti dalla persecuzione diretta (è facilmente scambiata per la vipera) e dal traffico motorizzato, specialmente quello dei fuoristrada. La scoperta è stata oggetto di una nota recentemente pubblicata sull’ultimo numero della rivista online Biologia Ambientale.

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