Nora-Spirale, in Regione chiesto ritiro licenziamenti

Il ritiro della procedura di licenziamento per gli oltre 38 dipendenti e la prosecuzione dell’attività produttiva nel territorio. E’ quanto chiesto oggi (8 novembre) dalla Regione e dalle istituzioni per l’azienda Nora Spirale, specializzata nella produzione di stivali in gomma nel Comune di Pescaglia, in provincia di Lucca, nel corso di un incontro convocato dal consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini. Alla riunione hanno partecipato il presidente della provincia di Lucca Luca Menesini, l’assessore al lavoro del Comune di Pescaglia Valerio Bianchi, il consigliere comunale di Lucca Roberto Guidotti, il consigliere regionale Stefano Baccelli oltre all’amministratore delegato dell’azienda Andrea Mocasso e al rappresentante di Confindustria Toscana Nord.

 

Nel corso dell’incontro l’azienda ha ribadito le motivazioni che l’hanno spinta ad avviare le procedure di licenziamento (per 38 addetti cui si aggiungono 4 lavoratori assunti a tempo determinato), con la disponibilità ad assumere 15 dei dipendenti dello stabilimento di Pescaglia nella sede di Trieste. Un’ipotesi, questa, che le istituzioni hanno considerato oggettivamente impraticabile. Dopo aver rinnovato all’azienda l’appello a rivedere le proprie decisioni e a tenere presente la responsabilità sociale verso un territorio dove 40 posti di lavoro rappresentano una quota importante dell’occupazione complessiva, Simoncini ha chiesto di valutare, in via subordinata al ritiro dei licenziamenti, l’ipotesi di accedere allo strumento della cassa integrazione per cessazione di attività, che garantirebbe, oltre al sostegno al reddito dei lavoratori, un anno di tempo in più per la ricerca di nuove attività che consentano il mantenimento dell’occupazione. 
“Un atteggiamento di chiusura per tutti noi assurdo e intollerabile quello che hanno dimostrato i rappresentanti aziendali – così Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd, oggi presente all’incontro dell’unità di crisi sullo stabilimento Spirale di Monsagrati di Pescaglia -. Disponibilità pressoché nulle, se non la proposta di assumere 15 dipendenti a Cinte Tesino, provincia di Trento, a cui abbiamo contrapposto le ovvie difficoltà di trasferimento dalla lucchesia al Trentino di questi lavoratori, senza peraltro ottenere comprensione. E’ stato quantomeno richiesto dall’unità di crisi, in via assolutamente subordinata al ritiro dei licenziamenti, il ricorso alla cassa integrazione per cessazione di attività, strumento che consentirebbe una boccata d’ossigeno ai lavoratori e darebbe contemporaneamente un anno in più per lavorare a ipotesi alternative che possano approdare al mantenimento dell’occupazione. Continuiamo e continueremo a chiedere all’azienda un ripensamento e l’individuazione di una strada diversa da quella finora prospettata. Lo abbiamo detto, lo ribadiamo, l’operazione che i vertici aziendali si sono prefissati per noi non è accettabile e ci opporremmo con tutte le nostre forze. È irrispettosa nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno bisogno di risposte concrete per il loro futuro e nei confronti di tutto un territorio, dove quest’impresa è radicata e parte integrante e vitale del tessuto economico. Non molleremo e non faremo spegnere i riflettori su questa vicenda gravissima”.

 

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