“Nuova centrale su Lima”, comitato insorge

Centrale idroelettrica sulla Lima, ci risiamo. La società genovese Green Factory ci riprova con un nuovo progetto, che riceve subito le critiche del comitato in difesa della Lima. “In un preoccupante clima di silenzio generale la società genovese green factory torna all’attacco per sottrarre alla nostra vallata l’unica risorsa rimasta, l’ambiente”, commenta per il comitato Liano Picchi.

“Nessuno purtroppo ci aveva informato del nuovo progetto, non il Comune, né la Provincia, né tantomeno la Regione , nonostante sapessero bene quanto ci premeva, dalle nostre precedenti osservazioni, incontri e manifestazioni d’interesse. La centrale idroelettrica che era stata sconfitta dalla levata di scudi della popolazione e dall’amministrazione precedente, ci ritenta ora con la nuova – aggiunge Picchi -, sperando che qualcosa sia cambiato. Ci auguriamo che coerentemente con quanto dichiarò e sottoscrisse in campagna elettorale anche questo sindaco dimostri nei fatti la sua contrarietà. Le colate di cemento e acciaio nel greto del torrente – prosegue la nota – finirebbero infatti per compromettere in modo definitivo lo sviluppo delle numerose attività ludico-ricreative, sportive e turistiche che già producono un interessante ritorno economico, ma che potrebbero ulteriormente svilupparsi e creare occupazione in una vallata depressa, che negli ultimi anni ha visto chiudere le poche attività esistenti”.
“Di fronte a tanti danni dunque – va avanti Picchi -, l’unica a trarne vantaggio sarebbe l’azienda costruttrice genovese, senza creare un solo posto di lavoro in più. Difficile anche fare osservazioni sul progetto, visto che si tratta di disegni poco comprensibili, privi di misurazioni che ne facciano capire bene l’impatto devastante che le migliaia di metri cubi di cemento e ferro avranno sul torrente e le sue sponde. Trattandosi però di una variazione sostanziale del progetto originario, come del resto le stesse Provincia e Regione lo definiscono, l’impianto deve essere assoggettato ad un nuovo iter autorizzativo. Se così fosse però la legge entrata in vigore il 17 dicembre 2015 per tutelare i corsi d’acqua dall’eccessivo sfruttamento, lo renderebbe inattuabile. Da come Comune, Provincia e Regione opteranno, si capirà bene se saranno orientate a difendere l’ambiente e l’occupazione, o più propensi invece a cedere alle richieste della società genovese interessata solo a fare affari in un territorio non suo e ad occupazione zero”.