Piccole e medie imprese, a Lucca il 38% delle aziende rischia di entrare in crisi

Il quadro emerso dal focus annuale presentato alle camere di commercio regionali dall’Osservatorio di studio temporary manager

Piccole e medie imprese, il 38% delle aziende a Lucca rischia di entrare in crisi perché avrebbe bilanci societari a rischio. Ma nell’intera regione Toscana, nel 2020, ben il 39% delle pmi con fatturato tra i 5 e i 50 milioni di euro ha un rating a rischio, posizionando la regione al terzo posto in Italia.

Questo il quadro che emerge dal focus annuale presentato alle camere di commercio regionali dall’Osservatorio di studio temporary manager che ha analizzato il  il rating di circa 3800 pmi toscane con fatturato tra i 5 e i 50 milioni di euro, da cui emerge che il 39% del campione ha un rating a rischio e in particolare il rating con criticità maggiore si registra nelle province di Massa Carrara (45%), Grosseto e Prato (entrambe al 44%), Livorno (41%), Pisa (40%), Firenze (39%), Lucca (38%), Siena e Pistoia (entrambe al 37%) e Arezzo (35%). L’agenzia di rating valuta dunque la solvibilità di un soggetto e cerca di attribuire oggettivamente un giudizio circa la capacità della stessa di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori.

Tale giudizio è sottoposto a revisione periodica. Ma il dato reale post pandemia si vedrà solo a inizio 2022 quando termineranno anche le moratorie garantite dallo Stato. Le imprese in difficoltà possono ora accedere alla ‘Composizione negoziata della crisi‘, uno strumento che prevede la figura del temporary manager esperto di crisi d’impresa per un risanamento efficace. Risulta utile a queste imprese il nuovo strumento giuridico della ‘Composizione negoziata della crisi’ che prevede la figura del temporary manager esperto di crisi d’impresa per un risanamento efficace.

“I dati della Banca d’Italia indicano che dal 2019 sono saliti del 40% i finanziamenti bancari alle imprese con un significativo aumento del rischio di credito – ha dichiarato Alberto Cerini, responsabile della società che ha effettuato il monitoraggio -. La nostra analisi conferma che nei bilanci ad oggi depositati relativi all’esercizio 2020 sono presenti evidenti segnali di criticità; la fine del divieto dei licenziamenti e l’imminente conclusione delle moratorie rivelerà il vero stato di salute delle imprese italiane, che ad oggi però è stato mantenuto sostanzialmente invariato rispetto ad un anno fa circa grazie proprio alle predette misure di sostegno, che si sono quindi dimostrate efficaci”.

Le imprese potranno ora affrontare le sfide future del 2022 e uscire da eventuali situazioni di crisi, sia beneficiando della ritrovata ripresa economica italiana e internazionale, ma anche utilizzando il nuovo strumento della ‘composizione negoziata della crisi’ introdotto dal decreto legge 118 del 2021 e del decreto dirigenziale del ministero della giustizia del 24 settembre 2021. La ripresa c’è ma va agevolata con tutti gli strumenti a disposizione.

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