Trovate le spoglie di Alfredo Caselli: erano sepolte nella tomba della madre foto video

In uno studio del professo Pietro Paolo Angelini la prova documentale di dove si trovano le ossa del mecenate lucchese amico del Pascoli

Omaggio alla tomba dimenticata di Alfredo Caselli. Lo studio del professor Pietro Paolo Angelini indica precisamente il luogo in cui giacciono i resti del grande mecenate lucchese, amico di Giovanni Pascoli e Giacomo Puccini.

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La scoperta riporta l’attenzione della città su uno dei suoi personaggi, che ha fatto la storia della cultura lucchese, negli anni in cui la città era un punto di riferimento letterario per tutta Italia. Alfredo Caselli, attraverso la sua opera di mecenate, ha collaborato con artisti di alta caratura attraverso gli incontri che si tenevano nello storico Caffè Caselli (oggi Caffè Di Simo), ereditato dal padre. La sua morte avvenne improvvisamente il 15 agosto 1921, nella tenda che ogni estate allestiva a San Pellegrino in Alpe, dove amava trascorre la bella stagione.

Le sue spoglie furono inumate in terra al cimitero di Lucca, anni dopo le ossa furono spostate nella tomba della madre, arricchita da un angelo monumentale.

Stamani (4 agosto), con un incontro che si è tenuto al cimitero monumentale di Lucca, si è voluto ricordare Alfredo Caselli omaggiando la tomba dove riposano i suoi resti con un mazzo di fiori. All’incontro erano presenti, Andrea Palestini, presidente di Fondazione banca del Monte di Lucca, il professor Pietro Paolo Angelini, presidente della Commissione cultura di Fondazione banca del Monte di Lucca, Sara Moscardini per la Fondazione Giovanni Pascoli, il consigliere Roberto Tamagnini per il comune di Castiglione di Garfagnana, Ave Marchi, membro degli Amici di Machiavelli e Paolo Razzuoli presidente.

“Oggi siamo qui per recuperare la memoria e la presenza di Alfredo Caselli, nella realtà lucchese – dice il professor Pietro Paolo Angelini, presidente della Commissione cultura di Fondazione banca del Monte di Lucca -. Noi avevamo perso la storia di Caselli al 1921, anno in cui muore a San Pellegrino in Alpe e da quel momento non ne sapevamo più nulla – spiega -. Alfredo Caselli, riposa qui nel cimitero di Lucca insieme a sua madre, sotto questo angelo, un monumento realizzato dal figlio. Alfredo Caselli quando muore, viene sepolto per sua scelta in terra comune, le ossa dopo dieci anni vengono tolte e rimangono fino al 1945, quando viene chiamato l’erede, Giovanni Lippi, per sapere la destinazione di queste ossa. Giovanni Lippi chiede che siano seppellite nella tomba della madre, così ora sappiamo dove rimane il ricordo vero, reale, il corpo, di Alfredo Caselli”.

“Alfredo Caselli – prosegue il professor Angelini -, è stato un mecenate lucchese, grande colonna della cultura di fine ‘800 e inizio ‘900. Personaggio che è stato rapidamente dimenticato, dimenticato come il suo monumento a san Pellegrino in Alpe a Pradaccio, dove andava ogni anno in una tenda militare e trascorreva l’estate e incontrava gli amici, gli amici di Lucca, gli amici di Pascoli. Li, proprio gli amici, dopo la sua morte, costruirono un monumento, un tondo di bronzo realizzato da Bistolfi. Questo monumento è stato abbandonato, coperto dalle sterpaglie, è rimasto li per 70 anni, fino al 2000, quando è stato recuperato. Le sterpaglie hanno comunque avuto un ruolo, perché hanno protetto il monumento salvando l’asportazione del pregiato tondo di bronzo del Bistolfi che rimane ancora li. Conosciamo il monumento, adesso sappiamo anche dove riposano i suoi resti, dispiace che per i lucchesi Alfredo Caselli rimanga una figura ancora un po’ dimenticata”.

L’occasione per riportare in luce la figura di Alfredo Caselli è la Sagra Pascoliana del Passo delle Forbici. La celebrazione in memoria di Giovanni Pascoli, è giunta alla 90esima edizione e si terrà domenica 7 agosto, con ritrovo alle ore 10 al Casone di Profecchia,  alle 12,15 la messa alla cappellina del Passo delle Forbici in memoria del poeta, celebrata da Don Damiano Bacciri. Alle 18 in località “Al Pradaccio” a San Pellegrino in Alpe, si tiene l’omaggio al “Cippo di Alfredo Caselli”.

“Grazie mille di essere venuti in questa calda mattinata d’agosto – dichiara Andrea Palestini, presidente di Fondazione banca del Monte di Lucca -. Noi stamani riproponiamo, con un elemento nuovo, un omaggio alla tomba di Alfredo Caselli nel tradizionale appuntamento annuale, la Sagra Pascoliana, che Fondazione banca del Monte di Lucca, promuove, assieme ad altri enti e comuni, quello di Castiglione di Garfagnana, di Barga, di Pieve Fosciana ed in particolare con la collaborazione della Fondazione Pascoli, della Fondazione Cresci e della Fondazione Ricci. Lo scorso anno grazie a questa collaborazione, in occasione del centenario della morte di Caselli, abbiamo scritto un libro per raccontare la sua storia e il suo ruolo di grande mecenate che ha avuto, in un momento in cui Lucca viveva un momento magico dal punto di vista culturale e letterario. Oggi la storia di Alfredo Caselli si compone di un altro elemento, perché attraverso una ricerca è stato stabilito che nella tomba della madre riposano anche le sue ossa. Ci auguriamo che, anche grazie a questa nuova scoperta, Alfredo Caselli ritorni nell’interesse dei lucchesi e che ben presto anche il suo storico caffè possa essere riaperto.

“Siamo molto orgogliosi come amministrazione comunale, degli studi che si sono susseguiti su Pascoli e sull’amico e mecenate, Alfredo Caselli – afferma Roberto Tamagnini per il Comune di Castiglione di Garfagnana -. Domenica ci sarà una bellissima festa, per questo ringrazio ancora il professor Angelini, ci ritroveremo al Casone per andare al Passo delle Forbici e da li alla località Pradaccio, vicino a san Pellegrino in Alpe. Una terra magica, un terra amata da Caselli, dove la storia e la tradizione sono in ogni angolo. Per noi è un onore poter avere un monumento a Caselli in una terra che lascia letteralmente senza fiato. Noi ci auguriamo, come ha detto il presidente Palestini prima, che sia un occhio di riguardo al monumento qua al cimitero di Lucca e che anche il bar, diventato simbolo della cultura lucchese, possa essere recuperato grazie all’intervento di più enti”.

“Abbiamo questo sottile filo rosso che collega i nostri luoghi, san Pellegrino in Alpe, Barga, Castelvecchio e Lucca. Questo sottile filo rosso si chiama Alfredo Caselli – dichiara Sara Moscardini, per la Fondazione Giovanni Pascoliana -. Alfredo Caselli è un personaggio a cui noi siamo davvero affezionati, al di la del doveroso ricordo che riproponiamo ogni anni. E’ un personaggio che abbiamo apprezzato e continuiamo ad apprezzare nella sua interezza umana e intellettuale. Domenica riproponiamo questo ricordo presentando un piccolo volume edito da Fondazione banca del Monte di Lucca, in cui è contenuto il ricordo di Alfredo Caselli, dei suoi luoghi e la riscoperta del suo luogo di sepoltura e anche le poesie di Pascoli e di Caselli, senza dimenticare l’importante momento della Sagra pascoliana al passo delle Forbici, con particolare focus sulla presenza di Maria Pascoli, nei primi anni della sagra.
Ringrazio a nome della Fondazione, chi ha reso possibile tutte queste importantissime iniziative, nella speranza che poi diventi un solco per gli anni futuri, perché c’è ancora molto da scoprire e da raccontare su Alfredo Caselli”.

Chi era Alfredo Caselli

Nato a Lucca l’8 dicembre 1865, dieci anni dopo il Pascoli, la famiglia paterna era di origine contadina e proveniva da Pieve Santo Stefano, paese sulle colline a nord della città di Lucca. Il padre, droghiere, era divenuto proprietario di un antico caffè, situato nel centro di Lucca, in via Fillungo, chiamato popolarmente dal suo nome “Caffè Carluccio”, oggi “Caffè Di Simo”.

Le buone condizioni economiche familiari gli permisero di dedicarsi alla cultura, di stringere amicizia con scrittori e artisti e di essere un grande mecenate nella realtà culturale lucchese di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel suo caffè si incontrarono gli artisti più importanti del tempo (Alfredo Catalani, Libero Andreotti, Giacomo Puccini…). Nell’ accogliente casa, posta sopra il caffè, ospitò più volte oltre a Pascoli perfino Zita di Borbone-Parma con la madre e il fidanzato, il futuro imperatore Carlo I d’Asburgo. Fu amico intimo di Giacomo Puccini oltre che di Giovanni Pascoli, nonché dei maggiori artisti, scrittori, compositori e giornalisti del tempo. Fu un simpatizzante del movimento socialista.

Alcide Rossi scriveva: “Mezzo artista e mezzo mercante… Per avidità di apprendere, aveva viaggiato in Russia, Inghilterra ed in Oriente… Caratteristica inconfondibile era la sua figura fisica: eretto nella persona, barbetta bionda da giovane, vestiva con elegante proprietà, amava le belle cravatte sul cui nodo spiccava una vistosa spilla d’oro… D’estate portava una fine e leggera paglietta…”.

Persona intelligente, fine, colta, signorile, ‘un gentiluomo di città’, come lo definiva il Pascoli; aprì una fabbrica di caramelle, i famosi ‘chicchi’ e, successivamente, acquistò, sia pure con scarso profitto, delle cave di marmo sulle Alpi Apuane. Ritiratosi dal commercio prima dell’inizio della guerra mondiale, cercò con le limitate disponibilità economiche di condurre una vita signorile fino alla morte giunta in condizioni tragiche il 15 agosto 1921 in località Al Prataccio, a due chilometri da San Pellegrino in Alpe, in alta Garfagnana, dove, a partire dal luglio 1901, si recava ogni anno in estate sotto una tenda militare e dove incontrava gli amici lucchesi e gli amici di Giovanni Pascoli.

Racconta Alcide Rossi che in quella località “… sul crinale montuoso tra la Garfagnana ed il Modenese, davanti alle Panie che si stagliano nell’azzurro, soleva trascorrere solo, sotto la sua tenda, divenuta famosa, a tu per tu con la natura, alcuni mesi dell’estate. Si cibava soprattutto di latte, di ricotta e di buon pane casalingo che ogni mattina scendeva a prendere in una baita non distante dalla sua tenda. La sua vita somigliava a quella di un antico anacoreta e di un poeta primitivo di albe e di tramonti, in cerca di pace e d’oblio… Durante la notte, in camicia da notte, con un lume in mano, in compagnia del suo cane, passeggiava per il bosco… Sembrava, dicevano, un fantasma, tanto che alcune donnette, superstiziose, le prime volte lo scambiarono per l’anima di San Pellegrino in cerca del compagno San Bianco…”.

Lo scolopio Ermenegildo Pistelli così annunciò la morte del Caselli nella rivista ‘Marzocco’: “Era un’anima candida, innamorata della bellezza in ogni forma… devoto amico di cento artisti per i quali la sua casa era sempre aperta … Sentimmo … quanto bene può fare un’anima semplice ed ardente pur senza studi, senza titoli, senza uffici, senza pubblicazioni…”.

Le parole di Guglielmo Lippi scritte nel necrologio “perché è un dovere che chi non sa e chi non ha mai voluto sapere, sappia infine chi era Alfredo Caselli”, il grande mecenate della cultura lucchese.

È un dovere quindi recarci al Pradaccio di San Pellegrino per rendere omaggio al Cippo che gli amici vollero eretto nel 1924 nel luogo dove Caselli poneva la sua tenda e dove aveva perso la sua vita, cippo adornato con un fregio bronzeo di Leonardo Bistolfi raffigurante il mecenate e con i famosi versi del Pascoli a lui dedicati nell’Ode ad Alfredo Caselli.

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