Scontro tra cavatori e ambientalisti, Salviamo le Apuane: “No alla radicalizzazione delle parole”

Il gruppo: "Il nostro metodo è la non violenza"

Tensioni tra cavatori e ambientalisti sul versante lucchese delle Alpi apuane dove erano in corso parallelamente manifestazioni di entrambe le parti. Scontri che non sono stati visti con favore da Salviamo le Apuane che, come ricorda Eros Tetti, da 11 anni lavora contro la monocoltura del marmo in maniera nonviolenta.

“La radicalizzazione delle parole non ci piace e non è nel nostro stile – spiega Tetti -. Vogliamo capire cosa sia successo oggi sulle Apuane fra cavatori ed altri. In ogni caso e in ogni modo, il metodo di Salviamo le Apuane è la nonviolenza. Certo, appoggiamo tutte le battaglie a favore delle Apuane perché tutto è utile se non è estremistico e ideologico. Tuttavia, Salviamo le Apuane, che da 11 anni lavora contro le cave e la monocoltura del marmo, ha avuto tempo e modo di verificare l’efficacia di tutte le tipologie di azione. Dalle manifestazioni, alle passeggiate, ai flash mob, alle denunce legali oggi siamo convinti in modo chiaro che le cave si chiudono solo con la politica e con l’economia. Finché ci saranno leggi che ammettono e legalizzano l’escavazione, chi scava farà una cosa legale e legittima. E, dunque, bisogna che la politica cambi le leggi”.

“Finché non ci sarà un’alternativa economica (cioè lavoro alternativo per tutti i cavatori) le cave non chiuderanno. E, dunque, bisogna cambiare l’economia. Perciò noi lavoriamo per cambiare la politica e l’economia – conclude Tetti -. Chiudere le cave si potrà se si riuscirà a far capire a chi governa che una conversione dalla monocoltura del marmo a un’economia sostenibile è possibile e vantaggiosa. Non saranno urla alte e comunicazioni roboanti ad avere successo. Sicuramente, infine, temiamo e combattiamo il fatto che si crei uno scontro diretto fra cavatori e ambientalisti”.

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