Coronavirus, chiudono le aziende del lapideo

Forte la preoccupazione di Confindustria per la tenuta del sistema produttivo del territorio

Molta preoccupazione, è questo il sentimento dominante nelle imprese del territorio di Confindustria Toscana nord, Lucca, Pistoia e Prato, che sospendono oggi (26 marzo) la loro attività avendo terminato i tre giorni ottenuti da Confindustria per ultimare le lavorazioni in corso e mettere in sicurezza gli impianti.

Dopo la revisione dell’elenco dei codici Ateco effettuata ieri (25 marzo), aumenta anche sensibilmente la platea delle imprese che dovranno sospendere la loro attività. Alle tipologie produttive indicate come non essenziali e presenti in misura significativa nel territorio Lucca-Pistoia-Prato si sono aggiunte la fabbricazione di macchine per l’industria alimentare e per la dosatura, la confezione e l’imballaggio; parte della cartotecnica; la fabbricazione di articoli in gomma.

Le imprese di questi settori, così come tutte le altre non incluse nell’elenco delle attività essenziali, potranno eventualmente continuare a operare grazie a una procedura introdotta dal Governo a seguito dei rilievi fatti anche da Confindustria Toscana Nord oltre che dall’intero sistema Confindustria. Le associazioni industriali avevano infatti subito evidenziato come l’articolazione in filiere complesse di molti dei settori produttivi italiani rendesse necessarie lavorazioni non incluse fra i codici Ateco essenziali ma indispensabili all’attività di altre aziende che invece erano riconosciute come tali. Da qui l’introduzione della possibilità di presentazione di una comunicazione al Prefetto da parte delle imprese incluse nelle filiere a servizio dei settori indicati come essenziali, imprese che quindi, attraverso questa dichiarazione, sono equiparate a quelle essenziali.

Fatta salva questa procedura, a rimanere aperte saranno: le imprese dell’alimentare, del settore cartario tranne alcuni casi nella cartotecnica, della chimica tranne fabbricazione di coloranti e pigmenti, ausiliari delle industrie tessili e del cuoio; della plastica tranne la fabbricazione di articoli in gomma e parti in plastica per calzature, articoli per l’ufficio e la scuola; dei settori legati alla sanità e all’igiene (farmaceutica, medicale, cliniche, imprese di pulizie); inoltre una minima parte del tessile-abbigliamento (tessuti industriali e non tessuti, confezionamento prodotti per uso medico), gli alberghi, i trasporti, parte delle attività di impiantistica e manutenzione; per quanto riguarda la meccanica, rimangono attivi alcuni comparti direttamente legati ai settori essenziali fra cui la meccanica per la carta e per l’industria della plastica; il trattamento rifiuti e depurazione acque. Aperte anche circa la metà delle attività di servizi alle imprese. Chiudono quindi,  menzionando solo i settori industriali maggiormente presenti nel territorio di Confindustria Toscana Nord, quasi tutto il tessile-abbigliamento, il lapideo, la nautica e il legno-arredo.

Con la nuova lista dei codici Ateco autorizzati a tenere aperto, i dati forniti dalla nostra associazione lo scorso 23 marzo cambiano significativamente, riducendosi ancora: nel complesso delle tre province lavorerà il 21 per cento del totale delle imprese manifatturiere, corrispondente al 28 per cento degli addetti. A livello provinciale, a Lucca rientra nei codici Ateco autorizzati all’apertura il 35 per cento del manifatturiero (52 per cento degli addetti); a Pistoia il 25 per cento del manifatturiero (27 per cento degli addetti); a Prato il 13 per cento del manifatturiero (12 per cento degli addetti).

Confindustria Toscana Nord ribadisce forte preoccupazione per la tenuta del sistema produttivo del territorio che: “Con questo fermo di attività produttive di primaria importanza ci si troverà ad affrontare un dopo-epidemia particolarmente difficile”.

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