Tuodì, sì alla cassa integrazione. Ma pesa l’incertezza

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Svolta nella vicenda dei supermercati Tuodì che da mesi stanno attraversando una crisi che ha portato anche alla firma di un concordato in continuità, tirandosi dietro anche il problema del reddito dei lavoratori.

Oggi (4 settembre) le organizzazioni sindacali del commercio e la proprietà hanno siglato al ministero dello sviluppo economico a Roma un accordo per chiedere la cassa integrazione straordinariao per oltre 1800 dipendenti. L’accordo sostanzialmente prevede due tipi di cassa integrazione, che sarà anticipata dal datore di lavoro: quella a zero ore, per i dipendenti dei punti vendita attualmente chiusi fino ad una eventuale ripresa dell’attività lavorativa e una seconda forma di ammortizzatore sociale per che prevede un cassa integrazione straordinaria a rotazione del 20 per cento dell’orario per tutti lavoratori dei punti vendita ancora attivi.
Un accordo che offre una garanzia e una protezione del reddito e della sussistenza dei lavoratori per i prossimi mesi in attesa di una ripresa del gruppo o di altre soluzioni. In provincia di Lucca i punti vendita della catena che opera in tutta Italia, e che nel 2013 aveva anche acquisito i supermercati a marchio Dico, attualmente fermi sono Porcari, Viareggio. A Piano di Coreglia e a Pieve Fosciana, invece, i punti vendita sono attivi.
Per i lavoratori dei negozi ancora aperti è previsto che, durante l’esercizio in continuità, si prosegua il lavoro con una riduzione massima dell’orario fino al 20 per cento a rotazione, che verrà integrato da una cassa integrazione straordinaria per le ore non lavorate, anche in questo caso anticipata dall’azienda.
“Un accordo di tutela del reddito”. hanno detto brevemente i sindacalisti dopo la firma del documento. Giovanni Sgrò della Uiltucs poi ha aggiunto: “Dopo questo passo – spiega – adesso bisogna capire da chi e come saranno pagati gli stipendi non ancora versati fino al 10 luglio e i 730”. Preoccupazione e incertezza anche sulla data delle riaperture dei negozi ancora chiusi. Il futuro di oltre 1800 lavoratori adesso è nelle mani del ministero del lavoro che dovrà valutare se accettare l’accordo raggiunto tra la proprietà e le organizzazioni sindacali del commercio. Ma su quest’ultimo passaggio c’è motivo di essere ottimisti.
Rimane ovviamente anche da capire cosa accadrà del gruppo. La proprietà, infatti, potrebbe anche avviare un processo di alienazioni nel quale sarà fondamentale per i sindacati cercare di tutelare i livelli occupazionali.

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