Villa Collemandina, Castellani scrive ai parrocchiani

Una lettera da alcuni parrocchiani al vescovo Italo Castellani. E’ stata questa la parte centrale della riunione che si è tenuta giovedì sera (31 agosto) nella sala consiliare del Comune di Villa Collemandina.
“Reverendissimo padre – inizia la missiva – ci rivolgiamo a Lei che, in quanto vescovo è il primo responsabile delle parrocchie della diocesi di Lucca. Vorremmo gridare il disagio che la comunità di Villa Collemandina sta vivendo per il proseguirsi della vicenda relativa, come lei ben sa, allo spostamento dell’altare della chiesa. La questione, così com’è stata affrontata, con da una parte un parroco ostinato a procedere e dall’altra un gruppo altrettanto determinato di persone, ha innescato una dolorosa e scandalosa divisione della stessa comunità”.

I parrocchiani, puntano il dito contro il parroco, don Dini, affermando: “Come cristiani avremmo voluto una maggiore sensibilità da parte del nostro parroco, più attento alla sua comunità che all’altare, ma invece si moltiplicano le ripicche, messe in atto da lui a scapito di tutta la comunità credente, che rimane amareggiata, sbigottita e perplessa”.
Le ragioni di questo disagio vengono spiegate con un lungo elenco di comportamenti inopportuni che sono attribuiti al sacerdote: “La mancata celebrazione della festa di Santa Margherita, copatrona della parrocchia; la chiusura costante della chiesa parrocchiale, che ora viene aperta solo per la messa della domenica; la mancata celebrazione della festa di San Sisto, patrono principale della parrocchia; il divieto di utilizzo dello spazio antistante la chiesa parrocchiale per l’esecuzione del tradizionale raduno bandistico; la mancata benedizione del monumento ai caduti, benedizione che nelle altre parrocchie di don Dini viene regolarmente fatta; infine mancata celebrazione al cimitero in suffragio dei defunti”.
I firmatari della lettera specificano poi che “è vero che alcuni di coloro che hanno sollevato – anche in maniera forte – il proprio disagio per la “vicenda Villa” sono persone che non frequentano spesso la parrocchia, ma tutti, in ogni caso, sono accomunati da un sentimento di attaccamento verso la chiesa che è ancora in grado di suscitare nei villesi il senso di appartenenza al paese stesso”.
Anche se specificano di non volere “mancare di rispetto a nessuno, parroco compreso, in ragione soprattutto dei suoi 87 anni”, il gruppo di parrocchiani chiede a monsignor Castellani “se non sia possibile un deciso intervento da parte sua, come vescovo, magari affiancando a don Dini un altro sacerdote che lo aiuti a ricucire lo strappo prima che sia troppo tardi”. E ancora: “Don Dini è parroco di Villa da oltre 50 anni e questo contribuisce a innescare dei meccanismi tipici di coloro che sentono le cose comuni come proprie, da gestire in maniera del tutto autonoma”.
Dalla lettera scaturisce anche insoddisfazione verso il modo in cui l’arcivescovo ha gestito la vicenda: “E’ doloroso il silenzio della Curia che, così facendo, contribuisce all’inasprimento degli animi”.
“Questo silenzio – viene affermato – contribuisce a distruggere ulteriormente il nostro tessuto sociale, perché ci fa sentire come persone di serie B. Ci permettiamo di dire che anche noi dovremmo essere importanti per coloro che sono chiamati al dialogo, al confronto alla ricerca del bene comune”.
“È triste notare – si sottolinea – come un altare possa essere causa di divisione, e invece di condividere questa mensa ce ne stiamo allontanando”.
La missiva di chiude con una esortazione: “Reverendissimo padre, se ci siamo permessi di scriverle è perché è urgente un suo deciso intervento. A firmare siamo in pochi, ma ci sentiamo di esprimere il parere di molti”
Infine, si specifica che “di tutto questo è al corrente don Angelo Pioli che, come vicario zonale, abbiamo sentito e condivide il nostro malcontento”.
Alla lettera dei parrocchiani, ha risposto, il 24 agosto, l’arcivescovo Italo Castellani, ed anche questo testo è stato reso pubblico. Scrive l’arcivescono: “Sono molto dispiaciuto della situazione di divisione della comunità, ormai nota, creatasi a Villa Collemandina e tutte le vicende che ne sono seguite. Da parte mia avevo pensato di prevenirla e di arginarla con la mia venuta in parrocchia a celebrare la messa di mezzanotte a Natale 2015. Di fronte alla complessità attuale è le divisioni in atto – che nulla hanno di cristiano – da parte mia sono in attesa dea decisione delle competenti autorità ministeriali – a cui alcuni, come noto, hanno fatto ricorso – e mi atterrò con determinazione alle loro indicazioni”.

Massimiliano Piagentini

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