Gallicano, al via lo show del Palio di S.Jacopo foto

Ci siamo: da stasera (21 luglio) inizia la festa dei gallicanesi per la conquista del “cencio”. Tre rioni si daranno battaglia nel segno dello spettacolo: si sprono le danze per il Palio di San Jacopo di Gallicano. Un evento giunto alla 36esima edizione, che torna ad illuminare il paese dopo un anno di stop. Dalle sartorie, ai carri, fino alle scenografie da lasciar senza fiato: ogni rione ha lavorato faticosamente, un lavoro che comincia mesi e mesi prima. Si parte dal progetto e si realizzano costumi, carri, balli nella speranza della vittoria per i propri colori. Anima il paese, coinvolge bambini, ragazzi, uomini, donne e anziani, il palio è di tutti e tutti lavorano per il palio.

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Dopo l’antipasto dei bambini con Il palio sale in cattedra (leggi qui) e del torneo di calcetto rionale (leggi qui), è pronta la sfilata del Palio di San Jacopo: l’appuntamento per la prima sfilata è fissato per stasera alle 21, quando le piazze del paese si riempiranno di spettatori. Tutti a caccia dei detentori del cencio, i rossi del Borgo Antico. I Bufali vogliono tornare alla vittoria che manca dal 2003, il Monticello vuole riprendersi lo scettro del 2015. Il cencio del Palio di San Jacopo 2018 è stato disegnato dall’artista di Fabbriche di Vergemoli Marcella Bertoli Barsotti. La seconda uscita del palio, dove sarà decretato il vincitore, è fissata a mercoledì (25 luglio) sempre alle 21.
La storia. “Il Palio di San Jacopo – si legge nel sito della Pro Loco – ha avuto origine negli anni ’50 quando la gente di Gallicano, forse sotto la spinta di un relativo benessere e di una ritrovata stabilità, volle che la festa religiosa del santo patrono fosse anche un’occasione di sano divertimento. I gallicanesi sono come i toscani, campanilisti: divisero il Campanile in quattro per sano spirito di competizione. Nacquero così i quattro rioni che, in rigoroso ordine alfabetico, si denominarono: Bufali, Dinamite, Roccaforte e Strettoia. Il quartetto era solito sfidarsi in gare sportive che comprendevano un torneo estivo di calcetto e le mitiche staffette maschili e femminili, corse nel classico “anello” del centro storico che tutti conosciamo. Tutto nella sera del 24 luglio dopo che la reliquia del santo era rientrata in chiesa e che la Luminara s’era spenta. Nei primi anni ’70 i Bufali e la Strettoia, vuoi come incitamento per i loro atleti, vuoi soprattutto come presa in giro degli avversari, iniziarono a costruire piccoli carri allegorici con personaggi in costume che precedevano e scortavano le squadre degli staffettisti. La satira si sa è contagiosa, nessuno vuole rimanere indietro: nel 1972, la neonata Pro-loco in collaborazione con i Rioni realizzò la prima sfilata di carri allegorici, e la festa prese le caratteristiche che ancora oggi la definiscono. Nel frattempo il rione Dinamite aveva cambiato nome e si era chiamato Monticello, poi i rioni Roccaforte e Strettoia si fusero, date le scarse risorse, in un Rione più grande che si dette il nome di Borgo Antico. I carri e le sfilate inizialmente a tema libero, prendevano spunto da fatti e scene locali ed erano tesi ad ironizzare anche pesantemente sugli avversari. In seguito, dal tema libero si passò ad un tema uguale per tutti i rioni i quali, accantonando la satira sfrenata delle prime edizioni, difficilmente comprensibile dagli spettatori che numerosi arrivavano a Gallicano dai paesi vicini, svilupparono il tema cercando di dare, nel rispetto della tradizione, uno spettacolo fruibile e gradevole. Con un impegno sempre crescente da parte del paese, e con un lavoro intenso sulla sfilata e sui carri, la manifestazione si è evoluta ed ingrandita, fino alla necessità di costruire una struttura nella quale i tre rioni potessero lavorare in sicurezza. Nacque così, grazie all’ impegno dell’amministrazione comunale, la Casa dei Carri dove tuttora ogni rione opera. Ogni anno il paese ferve per i preparativi ed ogni contrada sta sviluppando il proprio tema sulla traccia data dalla Pro Loco”.
Ordinanza sulla somministrazione e la vendita delle bevande. Per i giorni 21 e 25 luglio in piazza Vittorio Emanuele II, via Cavour, piazza Caponetto e piazza del Popolo è vietata la vendita per asporto e la somministrazione di bevande in contenitori, bottiglie, bicchieri di vetro e lattine. È obbligatorio somministrare le bevande in bicchieri di carta o di plastica nei quali le bevande devono essere versate direttamente da chi effettua la somministrazione o la vendita. È vietato l’utilizzo di bottiglie e lattine, per il consumo di bevande, nelle aree di pubbliche o aperte al pubblico e nelle pertinenze dei pubblici esercizi ubicati nelle zone interessate al Palio. È fatto assoluto divieto l’introduzione, nelle aree prescritte, di oggetti palesemente atti ad offendere.
I temi. Il rione Bogo Antico presenta: Libera-Mente. “Nasco dalla luce e alla luce ritornerò. Nell’essere me potrò essere tutto, tramutare ogni orizzonte in opportunità, in un continuo divenire. Nati dallo stesso ventre, la vita che scorre ci dona il bene più prezioso… essere diversi. Zittire il razionale e proteggere quest’unica gemma evanescente. Trasformarsi in impegno, dedizione, fatica, è la sola strada per costruire. Altrimenti, tradire questo dono, ingannarlo, morire Santificando il mio tradimento. Lasciarsi inghiottire da “Colui che non dorme mai”, che brama più di ogni altra cosa di imprigionare nelle stanze più segrete del mio Io la perfezione che mi rende unico. E dunque, cadere schiavo della fredda ed esteriore regola del giusto, rischiare una vita scarnificata dal continuo cambiar maschera. Attore di uno stesso copione, mente vuota di vita. Lo spettacolo del mio essere autentico non andrà mai in scena. Da lontano s’odono gli echi della mia coscienza. Devo domare “Colui che non dorme mai”, salvarmi dalle profonde acque dell’abisso. Devo difendermi e come un terremoto spezzare le catene, conoscere me stesso per sapere chi sono e scrivere la trama della mia esistenza. Si apre il sipario, si accendono le luci, vola l’essenza diversa di me. Prende vita il mio spettacolo itinerante. Scelgo luce e gioia, unico nella moltitudine. Perché alla fine solo io sono la Differenza”.
Il rione Bufali presenta: Moon, la differenza tra gli atomi crea Universi. La materia non esiste…tutto è vibrazione. “Se guardassimo un atomo da così vicino da vederne il nucleo della grandezza di una mela, ci accorgeremmo che i suoi elettroni rivoluzionano a due chilometri di distanza. Tra nucleo ed elettroni non vi è niente, se non che il vuoto… e questo immenso vuoto è novantanove volte più grande della massa atomica. Che cos’è che rende la materia “viva”? E’ la vibrazione, ovvero l’energia generata dall’interazione e dalla coesistenza tra particelle di carica opposta completamente differenti. Questa è la legge del tutto che lega l’infinitesimale all’infinito, che sovrasta ogni altro concetto, che definisce compiutamente l’esistenza. La vita è frutto della vibrazione generata dalla differenza. Una sola grande verità regola l’infinitesimale degli atomi e l’infinito delle galassie, dove stelle e pianeti rivoluzionano intorno ad un centro oscuro di antimateria. Tra infinito e infinitesimale, tra atomi e galassie, galleggia un protone fatto di pietra, acqua, ossigeno e sangue. Ha 5 miliardi di anni e si chiama Terra. Intorno a lei rivoluziona un piccolo elettrone, un satellite, una sfera di roccia e polvere. E’ 4 volte più piccolo , ma ha il potere di influenzare la vita, la natura e i sentimenti. Il protone Terra si sente una macchina perfetta. Produce il futuro , guardando solo in superficie la materia. Nessuno pone più importanza alla profondità delle cose, nessuno guarda più il cielo. La grande macchina terra si è dimenticata del suo piccolo elettrone satellite. Non lo sente , non lo considera. Il futuro non ha né infinito né infinitesimale, rimane arroccato alla materia e al fine stretto dell’immediato. Anno 2084. Mr. Smith è al comando di uno dei nuclei principali di produzione. La sua vita si è orientata definitivamente al potere seguendo la linea razionale e pragmatica dell’ordine globale. Il suo tempo è finalizzato esclusivamente alla produzione della materia. Anche Mr. Smith però ha un cuore di uomo predisposto alla vibrazione. Anche Mr. Smith ha conosciuto affetti , amicizie e amore. Mr. Smith ha solo dimenticato. Preso dalla sola verità massificata dell’eguale che porta sempre risposte, identiche e certe. Mr. Smith si è chiuso nell’armatura di un pensiero totalitario, confinando la proprio sensibilità nelle segrete dell’anima, un nucleo materico e freddo che non ammette valori e sentimenti dove l’unica finalità è il potere individuale. Ma i sentimenti e l’amore non si confinano, vibrano.. vibrano dentro. E sono più potenti di ogni macchina ,di ogni ordine materico, di ogni regola dovuta. Così un giorno Mr. Smith si ritroverà inaspettatamente ad alzare gli occhi verso la luna. A guardarla…a sentirla…ritrovando in un attimo eterno ogni straordinaria differenza dell’infinito.
Il rione Monticello presenta: Dipingo il mio sogno. “Non sono più giovane e non sono io a dirlo: sono le pagine ingiallite e rovinate di questo manuale d’arte. Ricordo ancora il giorno in cui lo acquistai. Ricordo le sue pagine bianche scintillanti e il suo odore di nuovo. Sembra impossibile che adesso appaia come un pezzo da museo. Ma forse lo sono pure io. Volevo fare l’artista, vivere d’arte. E infatti, eccola la mia ambizione, vergata a chiare lettere sul margine di una pagina: ‘Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno’. Non che voglia prendermi i meriti, fu Van Gogh a dirlo, ma ricordo che fu quella frase ad accendere in me il desiderio di inseguire il mio sogno. Leggerla adesso, da commercialista in pensione, mi accende soltanto un sorriso amaro. Non riesco però a staccare gli occhi dal manuale e scorro lungo le sue pagine consumate. Guardo le illustrazioni e vedo me, un giovane pieno di speranze, rincorrere gli elefanti di Dalì e danzare insieme alle figure stilizzate di Haring, immerso nei colori della pop art. Sorrido di nuovo amaramente mentre i miei occhi si posano su un quadro di Escher: inseguivo i miei sogni, senza capire che stavo inseguendo un’illusione, una scalinata vorticosa che non mi avrebbe portato da nessuna parte. Ricordo il giorno in cui i miei sogni si scontrarono con la realtà: mi ero precipitato alla galleria d’arte con i miei primi lavori e con fierezza li avevo mostrati a quelle persone in giacca e cravatta, tutte identiche e indistinguibili come in un quadro di Magritte. Il cuore mi era saltato nel petto quando uno di loro mi aveva detto sorridendo ‘puoi appenderle là, se vuoi’. Ma poi avevo seguito il suo dito, scoprendo che stava indicando la porta della toilette. È stato quello il momento in cui il mio mondo ha perso colore, il giorno in cui è nato l’uomo pragmatico che sono oggi. La differenza tra quello che ero e quello che sono è così incredibile che mi risulta difficile credere sia successo tutto in questa unica vita. Continuo a sfogliare le pagine e, accanto alla statua di Amore e Psiche, trovo fissata con una graffetta una foto di me con la donna che poi sarebbe diventata mia moglie. Un bianco e nero sbiadito, attraverso il quale si intuiscono i nostri sorrisi innamorati. Questa volta non è un sorriso amaro quello che mi solca il volto, ma una timida lacrima. Dietro la foto, con la calligrafia di Lei trovo un’altra citazione: ‘La vita abbatte e schiaccia l’anima, l’arte ti ricorda che ne hai una’. Io avevo smesso di credere nel mio talento poco tempo dopo quella prima delusione. Lei non aveva mai smesso. Nel suo letto di ospedale, una delle ultime cose che mi disse fu di prometterle che avrei ricominciato a dipingere. Non l’ho mai fatto. Ma adesso, tra le lacrime, sto cercando tra la polvere una vecchia tela bianca, su cui poggiare di nuovo il pennello. Alla fine qualcosa in comune c’è tra me e quel ragazzo ingenuo di tanti anni fa: l’inesauribile bisogno di amare. Basta questo amore ad appianare la differenza tra ciò che ero e ciò che sono. E Il mondo riacquista i colori di un tempo, brillanti come una visione di Dalì e un paesaggio di Van Gogh, mentre accarezzo il volto di Lei che lentamente sta apparendo sulla tela”.

Il video di presentazione del 36esimo Palio di San Jacopo

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