154 donne al centro antiviolenza: 7 sono minori foto

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Centocinquantaquattro donne accolte dall’inizio dell’anno al centro antiviolenza di Lucca, di cui 7 minorenni. Dati importanti che dimostrano come il fenomeno della violenza di genere sia endemico e vada combattuto agendo “in maniera sempre più coordinata per ridurre i casi di femminicidio e femicidio”. È la sfida lanciata dai molti e qualificati relatori del convegno Professioni sincronizzate contro la violenza, che si è svolto oggi (20 settembre) a Palazzo Ducale di Lucca. L’evento è stato organizzato da Provincia di Lucca, Azienda Usl Toscana nord ovest (codice rosa) e Centroantiviolenza Luna, con la collaborazione di altri enti ed associazioni del territorio. All’organizzazione dell’evento hanno partecipato infatti la Prefettura di Lucca, le Conferenze dei sindaci della Piana di Lucca e della Valle del Serchio, il Cesvot, l’Ordine dei Medici di Lucca, l’associazione Donne Medico di Lucca.

E’ stata l’occasione per discutere insieme alle autorità, ai professionisti e alle forze dell’ordine del ruolo di ogni servizio o settore quotidianamente impegnato contro la violenza di genere, in un’ottica di continuo miglioramento dei percorsi.
Il confronto di Palazzo Ducale è stato coordinato dalla responsabile  del Codice Rosa di Lucca Piera Banti e dallo scrittore Luca Martini.
“La provincia di Lucca – ha evidenziato la consigliera provinciale con delega all’uguaglianza sociale Grazia Sinagra – già da molti anni ha stimolato un metodologia di lavoro partecipata per agire in sinergia con gli esperti di molteplici settori favorendo la creazione di una rete di attori che intervengono sul territorio per progettare e realizzare azioni continue per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne. In questa linea si inserisce il ‘Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione ed al contrasto del fenomeno della violenza di genere’ sottoscritto nel 2009″ allo scopo di promuovere una maggiore consapevolezza sulle violazioni dei diritti fondamentali delle donne e altresì diffondere la cultura dei diritti umani e della non discriminazione”.
“L’incontro odierno – ha aggiunto l’assessore alle pari opportunità del comune di Lucca in rappresentanza di tutta la Conferenza zonale dei Sindaci – è fondamentale. Collaborare significa condividere le responsabilità ma anche e soprattutto confrontarsi e quindi trarre il meglio dal contributo di tutti. Nel nostro territorio era già presente una sensibilità forte su queste tematiche, ma il drammatico episodio che si è verificato l’anno scorso a Lucca (la giovane operatrice sanitaria morta bruciata da un uomo, ndr) ha acuito questo sentimento e una sempre maggiore integrazione tra i soggetti coinvolti”.
“L’argomento – ha affermato il prefetto di Lucca Maria Laura Simonetti – mi tocca come donna, come madre e nella mia veste istituzionale. Qui a Lucca ci sono sicuramente delle buone pratiche, ma dobbiamo fare sempre di più. È’ necessario incidere sulla fonte, la mentalità, e riportare in termini corretti il rapporto uomo-donna”.
“Il progetto codice rosa – ha rilevato Paola Magneschi  della Regione Toscana – è stato fondamentale: nel 2016 abbiamo registrato 14.300 casi in Pronto Soccorso, prima del codice rosa si arrivava ad una decina di casi in un anno. Mancava quindi una presa in carico di queste situazioni che adesso c’è. Alla fine del 2016 il progetto si è trasformato in ‘rete regionale codice rosa’ ed è questo un ulteriore importante sviluppo del percorso”.
“Il tema è rilevante – ha osservato la direttrice dei servizi sociali dell’Azienda USL Toscana nord ovest Laura Brizzi – ed è al centro del nostro interesse. Anche gli ultimi fatti, avvenuti in altre regioni ai danni di professionisti sanitari, confermano che è indispensabile tenere alta la guardia. La nostra Azienda è impegnata a garantire la sicurezza dei propri operatori e,  tramite tutti i servizi interessati, lavora per contrastare il fenomeno della violenza di genere e per assicurare anche una prevenzione sempre più efficace”.
“C’è da fare moltissimo a partire dal livello nazionale – è l’opinione anche del presidente dell’Ordine dei Medici di Lucca Umberto Quiriconi – a tutela della sicurezza dei colleghi ed è necessario fare di più a livello di prevenzione. Il nostro Ordine è stato tra i primi ad organizzare eventi formativi che hanno messo al centro dell’attenzione il tema dell’ascolto delle vittime di violenza”.
“Parlo in una realtà virtuosa sulle modalità di approccio dei casi di femminicidio – dice il generale dei carabinieri e presidente dell’Accademia italiana di scienze forensi Luciano Garofano –  ma è indubbio che si debba puntare ad una maggiore specializzazione e collaborazione. E dobbiamo metterci sempre  più convinzione e cuore. È’ bene ribadire che  i reati di questo tipo sono in calo in Italia, anche se suscitano ovviamente grande attenzione da parte degli organi d’informazione, ma sono da sottolineare i pregiudizi che ancora ci sono nell’ambito della violenza di genere e anche i pericoli di internet”.
Concetti, quelli evidenziati dal generale Garofalo, condivisi dal procuratore della Repubblica di Lucca Pietro Suchan, il quale ha fatto presente che questo fenomeno è tristissimo ed endemico nel nostro Paese e deve essere affrontato in maniera adeguata. Il dottor Suchan ha precisato che a Lucca la rete contro la violenza funziona e i tempi di intervento sono consoni, anche se non sempre, in linea generale, gli strumenti processuali sono adeguati alle esigenze.
Altri importanti contributi sono arrivati dallo psicologo Carmelo Dambone e dalla criminologa forense Cristina Galavotti, prima di dare spazio alla discussione.
Ha chiuso il convegno la presidente del Centro Antiviolenza di Lucca Associazione Luna Onlus Daniela Caselli, che ha sintetizzato i temi emersi durante la giornata.
Nel corso del convegno, per ogni ambito sono stati evidenziati punti di forza e criticità, approfondendo gli aspetti operativi e pratici ed evidenziando come si agisce attualmente e quali azioni di  miglioramento possono essere attuate. Anche alla luce dei vari report sui dati del fenomeno della violenza contro le donne, si è trattato sicuramente di un momento utile a tutte le professionalità impegnate nel percorso, sempre nel rispetto dell’individualità delle donne.

Alcuni dati sui casi del Codice rosa
A livello provinciale si sono registrati dal 2012 al giugno 2016 un totale di 2028 casi, di cui 1370 nell’ambito territoriale di Lucca e 658 nel territorio della Versilia.
Per quanto riguarda le zone di Lucca e della Valle del Serchio (strutture di pronto soccorso di Lucca e Castelnuovo di Garfagnana) – ha detto nello specifico la dottoressa Piera Banti – dal 1 gennaio 2012 al 30 giugno 2017 ci sono stati 1712 casi di codice rosa, di cui 1657 ai danni di persone adulte e di questi il 90% sono rappresentati da donne, con età da 18 a 93 anni. Di questi 1657 casi “lucchesi”, 1581 sono stati maltrattamenti, 34 abusi e 42 stalking.
Per quanto riguarda la violenza sui minori, altro tema specifico delicato e complesso, non si registra una differenza da maschi e femmine (50% ciascuno) fino a che siamo nella fascia di età fra 0-13 anni. I dati cambiano invece in maniera significativa nella fascia d’età 15-18 anni, perché in questo ambito la percentuale delle ragazze che subiscono violenza aumenta fino al 70% rispetto a quella dei ragazzi.
Si sta inoltre notando un preoccupante aumento delle violenze nei confronti degli adolescenti, ma anche delle persone anziane. Da qui l’importanza di potenziare ulteriormente i consultori territoriali ed i centri di coordinamento che si occupano di queste problematiche, soprattutto per accogliere al meglio ed inserire in rete le giovani donne. Anche gli ultimi casi di femminicidio e femicidio avvenuti recentemente in altre regioni italiane hanno infatti riguardato adolescenti, a dimostrazione che la violenza sulle donne continua ad essere legato anche a questioni di tipo educativo e culturale molto gravi e non risolte.
Importanti dati sono stati forniti anche dall’associazione Luna Onlus, che ha collaborato all’organizzazione del convegno, è attiva dal 1999, si è costituita come centro antiviolenza nel 2008 e dal 2010 fa parte della rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re offrendo servizi di accoglienza telefonica, consulenza psicologica, consulenza legale, orientamento e accompagnamento al lavoro, corsi di formazione, attività di promozione, sensibilizzazione e prevenzione, raccolta dati e materiale bibliografico sui temi della violenza.

Dati anno 2016
In totale nell’anno 2016 sono state accolte nelle Case Rifugio dell’associazione 33 donne di cui 8 italiane e 25 provenienti sia da paesi europei che extraeuropei.
Assieme alle donne sono stati accolti 32 minori.
La  totalità ha intrapreso un percorso legale avvalendosi di avvocate interne all’Associazione in 18 casi e in 15 casi di avvocate esterne all’Associazione.
Dati gennaio – agosto 2017
Le donne accolte in casa rifugio nel 2017 sono in totale 23 di cui 11 già presenti dal 2016 e 12 nel 2017 di cui 6 sono di nazionalità italiana, 1 appartenente alla comunità europea e 5 extra Ue; tutte hanno intrapreso un percorso legale  avvalendosi di avvocate interni all’Associazione in 15 casi  e in 8 casi  di avvocate esterne.
Da segnalare che assieme a queste 12 donne sono stati accolti anche 17 minori; l’intervento sui minori si basa per tutti sull’osservazione mentre per  altri, solo nei casi consentiti dalla legge o su provvedimento del Tribunale, di sostegno psicologico per l’elaborazione del trauma.  Per quanto riguarda il Centro anti violenza, che si pone l’obiettivo di offrire servizi di ascolto, di sostegno e consulenza psicologica e legale per le donne vittime di violenza, questi sono i dati d’attività. Nel 2016 sono state accolte al Cav un totale di 152 donne, di cui 108 italiane e le restanti provenienti da paesi europei e extraeuropei.
Dall’inizio dell’anno sono state accolte dal centro 154 donne: è importante rilevare l’aumento relativo al numero di ragazze  minorenni che vivono relazione violente  tra pari (7 nell’ultimo anno).
Questo fatto ci fa riflettere maggiormente sul fenomeno in quanto apre un ulteriore problematica delicata da gestire: il sostegno ai genitori  della ragazza  che si articola  da lato sulle  strategie maggiormente funzionali  da tenere sul  sostegno  psicologico,  dall’altro sulle  informazioni  rispetto agli strumenti legali e giudiziari a loro disposizione.
 Nell’ultimo anno l’Associazione è stata inoltre legittimata a costituirsi parte civile in ben 5 processi per reati di femicidio-stalking, violenza sessuale e lesioni- stalking-maltrattamenti, lesioni , violenza sessuale con  aggravante della violenza assistita.

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