Revisioni auto, è polemica per l’aumento dei costi

Circa 10 euro in più per i proprietari di auto. Un operatore: "Concorrenza spietata, servono regole più stringenti

Brutte sorprese per gli automobilisti italiani. Con il nuovo anno le spese di revisione auto verranno incrementate di circa 10 euro. La normativa che disciplina il settore è contenuta in un emendamento alla legge di bilancio per il 2021, che è stata approvata il 27 dicembre dalla Camera e ieri (30 dicembre) è stata ratificata anche da parte del Senato.
Un aumento che, il governo sottolinea, non finirà sulle spalle del comune cittadino.

Ma è veramente così? Il settore delle revisioni auto è un mare in tumulto ed è disciplinato da molte normative che hanno creato in questi anni numerosi problemi agli operatori del settore.

“Lavoro nel settore da quando le revisioni auto sono stati date in mano anche ai soggetti privati nel 1997 – spiega un operatore del settore – Sono quello che oggi si chiama ispettore del centro di revisioni, da decreto ministeriale 211 del 2017. La problematica relativa a questo aumento di spesa previsto dalla legge di bilancio, si somma a numerosi altri problemi che si sono presentati negli anni. Il settore delle revisione è in una situazione preoccupante, da una parte si utilizzano belle parole, controllo telematico, vigilanza informatica dei centri, sicurezza stradale, poi basta togliere questa doratura superficiale per rendersi conto che sotto c’è la concorrenza più spietata. In Italia sarebbero stati sufficienti 6mila centri razionalmente distribuiti, attualmente invece ne sono già attivi 9mila. Il timore è che nei prossimi anni l’effetto di questo aumento, porterà all’apertura di nuovi centri, che genereranno altra concorrenza spietata in un settore che non ne avrebbe bisogno essendo deputato alla sicurezza stradale e dove controlli e tariffa sono stabiliti per legge

L’argomento e il settore è molto vasto, i problemi, secondo alcuni ispettori, nascono da interpretazioni troppo ampie della normative, che hanno permesso di dare l’autorizzazione per le revisioni a molte officine.
“Si generano di conseguenza dei conflitti di interesse mostruosi – prosegue l’operatore – tanto che nella normativa europea, al fulcro di tutto c’è la figura dell’ispettore del centro revisioni, mentre in Italia vi è la legge 122 del 92 dell’autoriparazione e di conseguenza i titolari delle officine”.

La direttiva ruropea numero 45 del 2014, che cerca di allineare a livello europeo la figura e il servizio di controllo e revisione auto, al punto 34 dice che l’ispettore deve essere libero da ogni tipo di condizionamento, anche di tipo economico. Ma se un ispettore è dipendente di una ditta che è inserita in un contesto a così alta concorrenza, è facile immaginare che possa subire dei condizionamenti e di che tipo.

Nella norma contenuta nella legge di bilancio, il governo stabilisce che questo aumento di 9,95 euro, non dovrà gravare sull’utente finale, ma verrà rimborsato attraverso un bonus chiamato Veicoli sicuri. A chi porta la macchina a revisionare per la prima volta i 9,95 euro in più vengono pagati direttamente dallo Stato.

“Non trovo corretto, in un momento come questo aumentare la tariffa – prosegue l’operatore del settore – oltretutto pare che abbiano stanziato un fondo di 4 milioni di euro all’anno (per un totale di 12 milioni di euro), per questo bonus triennale. Considerando che ogni anno in Italia vengono revisionati 14 milioni di veicoli, la cifra necessaria credo potrebbe raggiungere i 150 milioni di euro e oltre. In questo drammatico periodo storico credo vi fossero metodi migliori per investire questi denari. Lo Stato, da questo aumento ricaverà solo l’Iva, pari più o meno ad un paio d’euro a revisione, e questo non garantirà certamente la copertura di una cifra, che in tre anni, potrebbe salire anche oltre 150 milioni di euro”.

L’incremento della tariffa è stato richiesto da più di 10 anni dalle associazioni di categoria, che lamentano spese in più relative a nuovi strumenti e adeguamenti. Essendo in numero elevato, i centri di revisioni, hanno meno macchine da controllare. In parole povere, hanno più spese e meno fatturato.

“Ma questa è una conseguenza dell’alto numero di centri presenti – precisa – quasi un 50 per cento in più del necessario, è chiaro che alcuni non sono remunerati adeguatamente. Bisognava regolamentare in modo più attento l’apertura dei centri di revisione. Nel comune di Lucca ad esempio, sono 12, da Ponte a Moriano a Gallicano, in 20 chilometri, e con forse un quinto della popolazione del capoluogo, sono state concesse 11 autorizzazioni. Anche se ad oggi due non esercitano più, sono uno sproposito, non ci sono revisioni per tutti”.

L’articolo 80 del Codice della strada e l’articolo 239 del Regolamento di esecuzione, dicono che le concessioni, oggi autorizzazioni, possono essere date al privato se questi possiede tutte e tre le categorie previste dalla legge 122 del 1992, ovvero carrozzeria, meccatronica e gommista, queste attività devono essere effettivamente esercitate.

L’effettivo esercizio di una attività presuppone il possesso degli strumenti necessari – prosegue l’operatore – Invece nel 2012 gli strumenti minimi da possedere sono stati cancellati dalla legge 122 rendendo di fatto più semplice la dichiarazione del possesso delle tre categorie fatta alla Camera di commercio. Ma la domanda è, chi non possiede un forno di verniciatura può dichiararsi carrozziere? Magari ha la qualifica di responsabile tecnico di carrozzeria, ma di certo non può effettivamente esercitarla. E pensare che il legislatore aveva chiara la difficoltà nel panorama italiano di esercitare tutte le categorie, infatti ha previsto la possibilità per le aziende di unirsi in Consorzi, forma purtroppo minoritaria nel settore”.

Noi ispettori siamo pubblici ufficiali – aggiunge l’operatore del settore – Nel momento in cui facciamo una revisione, siamo responsabili penalmente di ciò che certifichiamo. Molti centri revisioni, spesso meri servizi accessori di piccole officine, hanno il proprietario, il figlio o un parente stretto come ispettore revisioni creando un’ancora più evidente conflitto di interessi. Questa situazione dovrà prima o poi essere affrontata, visto che l’Unione Europea chiede, la piena libertà dell’ispettore”.

Ma le prospettive future per il settore non sono affatto rosee, secondo alcuni ispettori dei centri di revisione, oltre all’incremento di spesa ci saranno presto altre novità che rischieranno di creare ulteriore confusione.

“Nonostante le problematiche, la cosa più preoccupante, non sono i veicoli sotto i 35 quintali che il privato è attualmente autorizzato a revisionare, quanto la revisione dei mezzi pesanti, che per adesso sono appannaggio esclusivo delle motorizzazioni – conclude l’ispettore – L’articolo 80 del codice della strada ha già subito modifiche per affidarle ai privati e presto succederà. È evidente che sui mezzi pesanti oltre i 35 quintali non si può e non si deve scherzare, affidandone il controllo tecnico ad un settore afflitto da conflitto di interessi ed eccessiva concorrenza si rischia di far circolari mezzi molto pericolosi. Riportare gli ispettori necessari sotto il controllo diretto di un’amministrazione pubblica, studiando opportune forme e modi, credo sarebbe il modo più rapido per creare le condizioni di imparzialità e non condizionabilità della figura professionale”.

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