Stop alle attività produttive, tre giorni per ‘fermare le macchine’. Ecco tutte le deroghe

Confindustria soddisfatta a metà: "Sconcertante silenzio sull'edilizia"

È arrivato nella serata di oggi (22 marzo) il decreto che sospende le attività produttive, industriali e commerciali del paese per contrastare l’emergenza Covid-19 fino al 3 aprile. Escluse su tutto il territorio nazionale, una serie di attività contenute in un elenco di 97 voci allegato al provvedimento.

Le imprese avranno tre giorni, ovvero fino al 25 marzo, per la sospensione, “compresa la spedizione della merce in giacenza”, si legge nel testo.

Non sono sospese, fra le altre, le attività professionali, le attività di poste e corrieri, i call center, i riparatori di pc e telefonia. Va ovviamente avanti la produzione alimentare e la filiera produttiva di farmaci e di dispositivi medicali. Attivi i call center, il lavoro di colf e baby sitter, le cartiere, le attività a ciclo continuo. Non si fermano i servizi di informazione e di comunicazione.

Fra le attività che, invece, fermeranno la produzione ci sono l’edilizia, il calzaturiero e il nautico. Prolungata al 3 di aprile la chiusura delle attività di bar e ristoranti.

Anche coloro che sono esclusi dall’elenco possono continuare l’attività se in modalità smart working.

Nessuna chiusura per i negozi di beni di prima necessità: oltre agli alimentari restano aperti anche, fra gli altri, le edicole e i tabaccai.

Immediato il commento di Confindustria Toscana Nord: “Le imprese – dice la nota – avranno un po’ di respiro per organizzarsi: quelle che dovranno chiudere avranno tempo fino a tutto mercoledì 25 marzo per completare le lavorazioni in corso e spedirle ai clienti. Questo è quanto prevede il decreto del presidente del Consiglio dei ministri appena uscito. È stata così recepita una delle principali richieste venute dal mondo delle imprese per contemperare le proprie esigenze produttive alle finalità di tutela della salute pubblica a cui si ispira il decreto”.

”Positiva anche la procedura della comunicazione al prefetto da parte delle imprese incluse nelle filiere a servizio dei settori indicati come essenziali – dice ancora Confindustria – una soluzione semplificata che potrà essere di aiuto per sanare quello che è apparso fin dall’inizio come un punto cruciale della questione, soprattutto – ma non soltanto – per il tessile-abbigliamento. Questa procedura potrebbe anche servire per rendere operative senza altri ostacoli le imprese riconvertite o in via di riconversione produttiva verso mascherine e dispositivi di protezione, non necessariamente fornite del codice Ateco corrispondente. Salvaguardate anche attività di consulenza necessarie all’attività aziendale. Continua invece lo sconcertante silenzio sull’edilizia: ci si chiede come saranno possibili le manutenzioni edili alle strade e autostrade e agli immobili produttivi”.

“L’allarme del sistema confindustriale – conclude la nota – ha quindi avuto effetti positivi, pur con alcune eccezioni. All’allarme e alle richieste da formulare al governo ha fornito un importante contributo anche Confindustria Toscana Nord, intervenendo fin dalle prime ore di questa mattina presso il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, che ha dato immediato riscontro. Le aziende e tutte le persone che a vario titolo vi sono impegnate – proprietari, management, lavoratori – stanno compiendo un sacrificio, continuando a lavorare in un clima di ansietà o fermandosi e mettendo a repentaglio il proprio futuro. La speranza è che questo sacrificio possa essere utile al paese”.

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