Italiani oltreoceano, taglio del nastro a Palazzo Ducale per la mostra ‘Navi di carta’ fotogallery

In mostra la storia dell'emigrazione italiana e lucchese a cura di Massimo Cutò e Pietro Luigi Biagioni

Salutate quelli che domandano di me. Leggendo le tante lettere datate almeno un centinaio di anni fa, è questa la frase che gli italiani, lontani da casa, scrivevano di più ai loro cari. Persone che avevano attarversato oceani per trovare fortuna ma che comunque non volevano essere dimenticati nella terra che avevano lasciato e che continuavano ad amare, e con il prezioso lavoro di Paolo Cresci, portato avanti da Massimo Cutò, questo certamente mai accadrà.

taglio del nastro mostra navi di carta

È stata inaugurata questa mattina (13 settembre) nella sala Tobino di Palazzo Ducale Navi di carta. Cento anni di emigrazione italiana oltre oceano, la mostra che (da oggi fino al 25 ottobre) espone lettere, ma anche manifesti e materiali pubblicitari di navi di carta e inchiostro stampato a colori cariche di sogni e speranze dei lucchesi partiti oltreoceano che hanno lasciato nel mondo la cultura e la bellezza del ‘made in Italy’.

La mostra, curata da Massimo Cutò, giornalista, collezionista e amico di Paolo Cresci, e Pietro Luigi Biagioni, direttore della Fondazione Paolo Cresci, non solo offre (a ingresso libero) l’occasione e la possibilità di incontrare una preziosa e appassionata raccolta di manifesti pubblicitari di viaggi nell’ignoto e promesse di vite migliori, manifesti a colori, dépliant, foto d’epoca e lettere, ma è anche l’opportunità per celebrare il 20esimo anniversario della Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana e, insieme, i 25 anni trascorsi dalla scomparsa di Paolo Cresci, instancabile raccoglitore di testimonianze sull’emigrazione italiana.

Per l’occasione, le sale della Provincia questa mattina erano gremite di persone: presente il sindaco di Lucca Mario Pardini, il prefetto Francesco Esposito, l’assessore regionale Stefano Baccelli, il presidente della Provincia Luca Menesini, il vescovo Paolo Giulietti, appena rientrato dal Giappone, ma anche Ave Marchi, presidente della Fondazione Paolo Cresci, la presidente dell’associazione Lucchesi nel Mondo, Ilaria Del Bianco, sindaci della Piana e diverse autorità locali. Tra loro anche il celebre attore lucchese Alessandro Bertolucci che alla fine della presentazione ha omaggiato il pubblico leggendo brani scelti dal libro di Edmondo De Amicis Sull’Oceano. All’inaugurazione presenti anche tanti studenti del percorso Pcto.

“Navi di carta – ha spiegato Ave Marchi – è una preziosa collezione di manifesti, documenti e cimeli che raccontano cento anni di emigrazione italiana in una mostra ‘immersiva’ che, anche grazie alla varietà dei filmati d’epoca, consente di evidenziare venti anni di lavoro culturale della Fondazione e di sottolineare che il patrimonio archivistico e il patrimonio dei collezionisti possono dialogare e fornire occasioni accattivanti di conoscenza e di approfondimento storico-culturale”.

“L’intento della mostra – spiega Pietro Luigi Biagioni – è quello di riscoprire una pagina della nostra storia che ha interessato nel complesso oltre 26 milioni di persone: la mostra rende possibile l’incontro con un passato in cui affondano le nostre radici. Ogni famiglia italiana, infatti, è testimone di una vicenda, di un ricordo, di un’esperienza legata all’emigrazione. La storia dell’emigrazione italiana riguarda tutti. Grazie a questa mostra queste persone, importanti per la nostra storia ma anche per la nostra economia, non sono state dimenticate, figure fondamentali anche per l’Italia di oggi. Perchè se pensiamo ai migranti italiani spesso ricordiamo solo un’Italia stracciona, invece furono un esempio di vite coraggiose, di voglia di realizzarsi e di fare qualcosa per sè stessi e per la propria famiglia. Un esempio sicuramente da indicare”.

“Questa mostra ha un nome e un cognome, Paolo Cresci e la sua famiglia – ha aggiunto Massimo Cutò – Questa mostra è di Lucca, della Toscana, ma anche dell’Italia perchè la migrazione fa parte del nostro Paese. Qualche numero: nel 1861, fino al 1961, 26 milioni di persone lasciarono l’Italia affrontando l’ignoto e la grande paura. Quindi è come se nel mondo esistesse un’altra Italia, sparpagliata e senza confini. Ancora un numero: 1907. Un italiano su quaranta è partito per gli Stati Uniti. Nel 1914 la quarta città italiana per numero di abitanti dopo Napoli, Roma e Milano era New York. Ecco dov’è il nostro dna, ecco dove è anche Lucca”.

“Bello essere qui in questa giornata particolare di Santa Croce in cui tanti nostri conterranei sono tornati a Lucca – ha detto il sindaco Pardini – Io ho avuto la possibilità di vivere tanti anni in Argentina ed ho conosciuto realtà, tante persone, che mi hanno raccontato dei loro nonni e genitori che erano partiti. Una realtà che conosco e che è fondamentale ricordare sempre. Storie spesso ricche di dolore, ma poi di amore, di lavoro, ed è bello ricordare qui Paolo Cresci, finalmente con una sala piena dopo due anni di restrizioni”.

“Molti lucchesi partirono per cambiare il loro destino – ha commentato Menesini – C’era tanta voglia di scoprire un mondo nuovo e di poter dire ‘io ce l’ho fatta’ Questo oggi avviene sui social, immagini che sono globalizzate e che girano in tutto il mondo. Cento anni fa questo non era possibile, c’erano altri strumenti, e li scopriremo in questa bellissima mostra. Un grande legame tra ciò che è stato e ciò che è, perchè siamo un popolo che ancora emigra ma soprattutto accoglie, oggi in condizioni sicuramente migliori rispetto a quelle del passato. Anche se, purtroppo, come abbiamo potuto leggere sui giornali non tutti riescono a farcela”.

“Questa mostra non ci espone solo racconti di ieri, molti lucchesi, soprattutto tanti giovani, sono fuori ancora oggi – ha commentato il vescovo Giulietti – L’emigrazione fa parte del dna di questa città che si merita questa mostra e si meriterebbe anche un grande museo sull’emigrazione dei lucchesi. Spero che questa mia idea venga accolta. Un altro grande fenomeno della mobilità umana è il pellegrinaggio, che ci caratterizza da sempre. Lucca ha un rapporto con la mobilità peculiare rispetto a tante altre città che ho conosciuto e quindi merita davvero che questo rapporto vengo approfondito”.

La mostra

Il titolo si deve al fatto che in questa mostra, per la prima volta, vengono esposti manifesti molto elaborati graficamente, a colori, progettati per invitare, anche con frasi allettanti, insieme a dépliant e opuscoli, ad affrontare una grande viaggio verso paesi dove era possibile trovare un lavoro e fare fortuna. In essi si legge lo stupore accompagnato dal timore per un viaggio in mare, mai visto prima perché la maggior parte delle persone veniva dalle campagne o dalle montagne, a bordo di transatlantici presentati come fossero le attuali lussuose navi da crociera. Purtroppo la realtà era ben diversa poiché il viaggio era in terza classe, con tutti i disagi del caso, e la vita nei nuovi Paesi era tutt’altro che facile. Tra le carte esposte si coglie anche l’emigrazione come dolore per il distacco dalla propria terra e dalla famiglia ma anche momento di riscatto sociale che, con le rimesse, contribuì in maniera sostanziale al benessere economico della società italiane del periodo”.

“Siamo diventati un paese di immigrati, non dobbiamo scordare che eravamo il Paese degli emigranti”, scrive Cutò nel catalogo che porta l’introduzione dello storico Franco Cardini. “Angelo, 17 anni, partito dalla Lucchesia per il Brasile nel 1910, aveva due bustine di lino cucite nella camicia: nella prima portava l’aria della sua terra, nell’altra un pugno di spezie, entrambe odoravano di casa. Il ragazzino dalla pelle scura annegato davanti a Lampedusa, nel sacchetto cucito dentro il giubbotto teneva piegata la pagella scolastica e la speranza di una vita migliore. Nel 1861 l’Italia unita contava 26 milioni di abitanti. Nei successivi cento anni, altrettanti sarebbero andati via in cerca di fortuna, possibilità, lavoro. In condizioni spesso impossibili. Eppure hanno lasciato un’impronta indelebile oltreoceano per l’arricchimento delle economie e delle culture altre da noi. Il loro viaggio appartiene a tutti”.

La mostra e il catalogo sono realizzati dalla Fondazione Paolo Cresci grazie al contributo della Regione Toscana, della Provincia di Lucca, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca e nell’ambito del festival I Musei del Sorriso organizzati dal Sistema Museale Territoriale della Provincia di Lucca, di cui la Fondazione Cresci è ente coordinatore. L’evento inaugurale è organizzato in collaborazione con l’associazione Lucchesi nel mondo.

Il progetto scenico è di Alessandro Sesti mentre la colonna sonora si intitola Salpando ed è stata composta appositamente da Gianmarco Caselli. 

Gli orari

La mostra è aperta tutti i giorni con orario dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 18.

Ingresso libero

 

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