In fuga dagli orrori della guerra donne sole con figli in arrivo a Bagni di Lucca

Le storie di Nastya e Tatyana raccolte da un tabloid inglese. Per i bambini problemi di insonnia e fisiologici

C’è una Lucchesia che accoglie e che offre sicurezza e conforto al popolo in fuga dall’Ucraina, una gara internazionale di solidarietà in attesa che finisca quella che Papa Francesco ha definito senza mezzi termini “pazzia”. Dall’inferno di Kharkiv prima a Kiev e poi dopo vari giri e spostamenti sono in arrivo a Bagni di Lucca dove la Croce Rossa aveva già dato disponibilità nei giorni scorsi ad accogliere profughi in fuga dalla guerra e dalle atrocità in Ucraina. Due famiglie in arrivo nelle prossime ore. Si tratta di Nastya, 30 anni e di suo figlio di soli 7 anni che sono riusciti a scappare dagli orrori del conflitto e stanno per arrivare in Lucchesia e di Tatyana e dei suoi 8 figli…

Ne dà notizia sulle sue pagine l’Evening Standard, London news che è un quotidiano locale londinese diffuso gratuitamente nella capitale e pubblicato dal lunedì al venerdì in formato tabloid. Si tratta del quarto quotidiano britannico per diffusione, dopo il Sun, il Daily Mail e il Daily Mirror e ha pubblicato la notizia con tanto di intervista alla giovane mamma che avrebbe trovato riparo dagli orrori che sono stati costretti a vivere lei e suo figlio, come milioni di altri ucraini. Una storia che sta per avere un lieto fine per le due famiglie. Il loro viaggio non è ancora finito. Ora aspettano un autobus della Croce Rossa che li porti prima in Croazia e poi in Italia, dove è stato promesso loro un alloggio temporaneo a Bagni di Lucca.

Nastya e il figlio di 7 anni

Quando il figlio di sette ha smesso di dormire, la donna ha capito che doveva portarlo via da quell’incubo. Si legge nell’articolo del tabloid londinese: “Stava chiedendo di stare sempre nel seminterrato e di non salire nell’appartamento perché era così spaventato. “Mio figlio ha smesso di dormire completamente. Si costrinse a rimanere sveglio. Era così spaventato durante il giorno e di notte non aveva pace”. Questo è stato il motivo per cui hanno deciso di prendere un treno di evacuazione per la città occidentale di Lviv e poi fino al confine con la Polonia. Hanno salutato il papà del piccolo e marito di lei perché è in età da combattimento proprio alla stazione di Kiev. “Mio figlio mi ha detto mamma, questa sarà la prima volta che viaggeremo senza papà”. E poi via verso la libertà e la sicurezza per decisione di entrambi i genitori. L’imperativo era di portare in salvo il figlio. Originaria di Kharkiv, vicino al confine russo, viveva nella capitale ucraina quando l’esercito russo l’ha invasa. All’inizio pensò che sarebbe rimasta lì con suo marito e il figlio. Si legge sempre sul giornale britannico: “Psicologicamente, era difficile far fronte all’idea che le bombe potessero essere sganciate in qualsiasi momento. Siamo stati un mese. Era così difficile perché ogni ora c’erano le sirene, ogni giorno. E leggevamo il terrore ormai negli occhi di nostro figlio,così abbiamo deciso di andare”. Il tributo che la guerra stava esigendo per suo figlio precedentemente felice e giocoso come tutti i bimbi di quell’età diventava ogni giorno più insostenibile e inaccettabile per loro, come per tutti gli altri e alla prima possibilità dopo la decisione di andare è iniziato il loro viaggio che ad horas dovrebbe portarli a Bagni di Lucca. “Già in Polonia il bimbo ha dormito per tre o quattro ore. Ha detto che si sentiva benissimo dopo. Oggi è abbastanza rilassato per giocare con gli altri bambini. A Kiev non parlava, solo per chiedere di tornare nel seminterrato. Ora il suo bisogno di sicurezza è soddisfatto, può dormire, può parlare con gli altri bambini”.

Tatyana e i suoi 8 figli

Sempre il tabloid inglese si legge la seconda storia. Tatyana, 46 anni, viaggia con sei dei suoi otto figli, dai tre ai 21 anni. Seduta nel suo cappotto su un lettino da campo in una tenda al valico di frontiera di Medyka in Polonia allestita dai volontari degli scout, sembra esausta, disorientata. Rimasta vedova poco dopo la nascita del figlio più piccolo, Tatyana è stata sfollata due volte: la prima nel 2014 da Donetsk, a est, quando i separatisti sostenuti dalle truppe russe hanno preso il controllo della città. La famiglia si trasferì nella città di Svyatogorsk, famosa per il suo monastero lungo il fiume del XVI secolo. Ma nell’ultimo mese, la famiglia è stata nuovamente attaccata. “Gli aerei volavano bassi sopra le nostre teste lanciando bombe. Quando eravamo lì, il monastero è stato colpito. Tutto ciò che abbiamo sentito sono stati i suoni di spari e bombardamenti”. Il trauma dei suoi figli si manifesta in “problemi fisiologici: i bambini bagnano il letto, non riescono a controllare le loro funzioni, si mangiano le unghie finché non c’è sangue”.

Insomma due storie di sofferenza inenarrabile che stanno per terminare in Lucchesia nella speranza che cessi quanti prima questo orrore che come sempre colpisce innanzitutto i civili più deboli, donne, anziani e bambini. Ogni commento sarebbe superfluo.

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