Il procuratore generale Viola lancia l’allarme: “Attenzione alla seduzione del welfare mafioso negli anni della pandemia e della crisi”

Il monito all'apertura dell'anno giudiziario a Firenze. In Toscana reati in calo, ma aumentano le truffe e le frodi su internet

“Attenzione al welfare mafioso”, duro, secco e senza mezzi l’intervento del procuratore generale alla corte d’Appello di Firenze durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, che si è svolta nel capoluogo toscano. Il magistrato dopo i saluti e i ringrazi menti di rito, senza troppi giri di parole è andato subito al nocciolo delle questioni più urgenti e pericolose che affronta e dovrà affrontare la giustizia in Toscana. Ha chiuso poi il suo intervento con ottimismo, citando Dante, e augurando a tutti di uscire ‘a riveder le stelle’, con passaggi durante il discorso riferiti per ben due volte a Papa Francesco, al fine si richiamare gli sforzi di tutti per un futuro migliore dove anche i giudici devono fare la loro parte “per non consentire alla pandemia di disegnare una società peggiore”.

Un monologo accorato ma anche tecnico di grande profilo quello del giudice Marcello Viola che ha preso la parola dopo l’intervento iniziale del presidente della corte d’Appello Alessandro Nencini, e dopo quelli di Loredana Miccichè del Csm e Barbara Fabbrini del ministero di giustizia. Sono intervenuti anche il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Firenze e altri rappresentanti istituzionali. Una cerimonia che per le restrizioni dovute al covid si è svolta senza la presenza di cittadini, autorità e giornalisti. Tutti i relatori sono infatti partiti proprio dalla pandemia e dai riverberi che sta avendo su tutti i settori della vita oltre ai risvolti sulla salute e ognuno ha voluto anche ricordare le tante, troppe vittime, del covid. In anni così difficili la giustizia è riuscita ad andare avanti con enormi sacrifici da parte di tutti e ancora tanto resta da fare per garantire i diritti e il rispetto delle leggi ma un cauto ottimismo generale ha riguardato tutti gli interventi. Marcello Viola però ha voluto puntare l’attenzione sin da subito a chi più di ogni altro ha interesse a strumentalizzare la crisi pandemica e tutte le sue propalazioni che riguardano gran parte dei cittadini, specie i più fragili e a rischio. Le cosche e i clan della criminalità organizzata in Toscana come altrove praticano quella che da Viola è stata definita “una vera e propria aggressione alla società negli anni del covid e in quello appena terminato, soprattutto ala debole economia grazie a un’enorme quantità di denaro contante derivante soprattutto dal traffico di droga in un momento storico di crisi di liquidità per migliaia di famiglie, commercianti e imprenditori. Tutti a rischio di partecipare più o meno volontariamente a quel welfare mafioso che è il male assoluto, oltre al virus, che dobbiamo combattere e contrastare tutti insieme”.

Viola nel ringraziare le forze dell’ordine, tutti i colleghi e i lavoratori dei vari tribunali e la Regione Toscana per la firma di alcuni importanti protocolli, ha ricordato che il numero totale dei reati è in realtà diminuito, ma parallelamente sono aumentai tutti i reati informatici, e truffe e gli episodi di violenza e maltrattamento in famiglia a che in presenza di minori. “Cin sono stati circa 10mila procedimenti in meno rispetto all’anno precedente e tuttavia le procure hanno definito procedimenti maggiori del 4%, un trend positivo in Toscana che ci lascia ben sperare per il futuro, ottenuto grazie allo spirito di sacrificio e ad attività di sinergia tra tutte le forze in campo per garantire sicurezza e giustizia ai cittadini”. Ma le mafie sono la preoccupazione principale del procuratore Viola per la loro continua pressione per cercare di infiltrare l’economia legale in questi tempi di crisi e di pandemia. Nel finale Marcello Viola ha inteso ricordare una frase di Carnelutti sul significato di indossare la toga, sia per gli avvocati sia per i giudici, “La toga è un costume maestoso, che magnifica non tanto la persona, quanto la funzione e l’ordine sociale stesso che ha fornito l’investitura”. Un chiaro richiamo alla funzione dopo le numerose polemiche degli ultimi tempi sui giudici a seguito del caso Palamara. E infine un augurio a tutti quei giovani, circa 300, che la prossima settimana sceglieranno la sede giudiziaria dove svolgere le loro funzioni. “Il vostro futuro è nelle vostre mani, professionalità ,dignità, rigore, umanità e indipendenza, umana e professionale, perché il vostro futuro è anche quello di tanti altri”. Una cerimonia più breve del solito e senza spettatori se non on line attraverso youtube che però ha delineato il solco da seguire per chi si occupa di giustizia e diritto, anche e soprattutto negli anni della pandemia.

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