Presunta truffa per gli investimenti in diamanti, i sindacati: “Anche i dipendenti delle banche sono parte lesa”

Il coordinamento del gruppo Banco Bpm in attesa della decisione del Gup di Milano: "Vengano distinte le responsabilità fra chi, a livelli apicali, ha operato in accordo con le società venditrici e i lavoratori"

Il prossimo 19 luglio il Gup di Milano si esprimerà sulla richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di numerosi lavoratori bancari, dipendenti di primari gruppi bancari, per fatti correlati al procedimento penale avviato all’esito di denunce presentate da clienti che in passato investirono in diamanti.

Sul tema intervengono, e insorgono, i sindacati: “Nel pieno rispetto e riconoscimento del lavoro della magistratura – dicono dal coordinamento del gruppo Banco Bpm Fabi First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – siamo confidenti che verranno distinte le responsabilità fra chi, a livelli apicali, ha operato in accordo con le società venditrici di diamanti e i lavoratori dipendenti, che in assoluta buona fede sono stati ingannati al pari dei clienti, avendo ricevuto le stesse informazioni fuorvianti, provenienti dalle aziende e destinate ai clienti, circa il presunto valore delle pietre, la loro commerciabilità e l’ufficialità di corsi quotazione (informazioni successivamente rivelatesi mere inserzioni a pagamento su primari quotidiani finanziari)”.

“Non a caso – dicono dal sindacato – sono numerosissimi i casi in cui gli stessi bancari, persuasi della bontà di tale investimento sulla scorta delle informazioni ricevute, abbiano persino acquistato per sé o per familiari i diamanti. Riteniamo indispensabile e doveroso che le responsabilità siano sempre correttamente accertate, entrando nel merito delle singole questioni, in modo da evitare generalizzazioni, anche mediatiche, improprie e penalizzanti in termini personali e professionali per l’intera categoria dei bancari, a maggior ragione dal momento che le scelte strategiche e speculative sono state decise e approntate dal top management”.

“In quest’ambito – conclude la nota – sarebbe altresì opportuno ed anzi necessario riflettere sulla revisione dell’approccio commerciale rispetto alla vendita dei prodotti bancari e non bancari ed alla fortissima pressione che opprime i lavoratori del credito, esercitata spesso con modalità sistematiche ed ossessive, irrispettose del personale e della clientela, pressioni che in molti casi hanno determinato situazioni di forte disagio personale per le lavoratrici e i lavoratori con ricorso a cure psicologiche e all’utilizzo di farmaci antidepressivi, come peraltro documentato da una recente ricerca scientifica. Questi metodi devono immediatamente cessare a tutela dei dipendenti e dei clienti“.

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