Truffa aggravata, condanna definitiva a 3 anni e 8 mesi per l’ex funzionario comunale

Il 56enne di Castelnuovo in aula ha provato a giustificarsi con la sua ludopatia

Definitiva la condanna per truffa aggravata per un ex funzionario comunale di Cascina. Il 56enne, di Castelnuovo di Garfagnana, era accusato dalla magistratura inquirente di aver dirottato i fondi regionali e comunali a due associazioni compiacenti, giudicate in altro procedimento, che poi giravano in contanti i soldi al funzionario.

Un conto calcolato in 372mila euro dal 2012 fino a quando, nel maggio 2017, l’amministrazione scoprì il meccanismo illegale e denunciò il dipendente alla guardia di finanza che venne prima arrestato e poi posto ai domiciliari. Il Gup di Lucca lo aveva inizialmente condannato a 6 anni di reclusione successivamente ridotti in appello e 3 anni e 8 mesi di reclusione. Tale ultima condanna è stata confermata nei giorni scorsi dalla suprema corte di Cassazione. L’ex funzionario comunale si è visto confermare la contestazione del peculato per tre capi di imputazione circa i fondi regionali, parte dei quali sono finiti nelle sue tasche, sempre secondo i giudici.

Da peculato il reato era stato riqualificato in truffa aggravata nel secondo grado di giudizio invece per i soldi destinati agli asili e anche in questo caso recuperati grazie ai versamenti che l’imputato giustificava a chi gli ridava i soldi come “riallineamenti contabili”.

Dalla sentenza  si evince che l’uomo era il responsabile dei procedimenti relativi all’assegnazione dei fondi e dei contributi stanziati dal Comune di Cascina e dalla Regione Toscana per le attività sociali e provvedeva alla individuazione delle strutture private cui destinare i contributi in questione; era l’imputato a stabilire le graduatorie ed ad indicare agli asili gli importi da fatturare. Il 56enne è stato anche condannato in solido con un’altra persona anche dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune di Cascina con 372mila euro.

Durante il procedimento giudiziario ora terminato con la sentenza della Cassazione l’imputato aveva provato ad ottenere uno sconto di pena ulteriore per vizio parziale di mente per ludopatia ma secondo gli ermellini “il vizio del gioco non assume rilievo in tutti i casi specie se il reato non sia commesso in vista di una immediata occasione di gioco, ma per ripianare i debiti di gioco”.

Il caso è chiuso.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Serchio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.