Fiducia, amicizia e impegno: il messaggio del vescovo Giulietti al mondo della scuola

"Ritornare a sedere accanto ai propri compagni e a interagire con i docenti e gli altri adulti che compongono la comunità scolastica è davvero una circostanza da accogliere con soddisfazione ed entusiasmo da parte di tutti"

Alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti scrive una lettera a dirigenti scolastici, studenti, famiglie, personale docente e non docente a partire da tre parole chiave: fiducia, amicizia e impegno.

“Cari amici e care amiche, anche quest’anno la ripresa delle lezioni è accompagnata da incertezze, difficoltà e polemiche, certamente giustificate dal perdurare della pandemia, ma è necessario non permettere loro di offuscare il significato del ritorno a scuola – scrive Giulietti -. Si tratta infatti di un momento decisivo per i bambini, i ragazzi, gli adolescenti e le loro famiglie, dopo un 2020-2021 segnato da numerosi problemi. Nonostante l’impegno di tutti, infatti, la didattica a distanza ha reso difficile vivere la dimensione comunitaria della scuola, grazie alla quale le nuove generazioni vengono aiutate a crescere e abilitate a divenire protagoniste della costruzione del futuro della società”.

“Ritornare a sedere accanto ai propri compagni e a interagire con i docenti e gli altri adulti che compongono la comunità scolastica è davvero una circostanza da accogliere con particolare soddisfazione ed entusiasmo da parte di tutti – va avanti l’arcivescovo -. Siamo grati a quanti hanno lavorato e stanno lavorando per rendere tutto questo possibile; accogliamo con pazienza le inevitabili disfunzioni che ancora permangono a diversi livelli del sistema; collaboriamo con senso di responsabilità a far funzionare al meglio tutti gli aspetti e i momenti connessi alla scuola, in modo da scongiurare ulteriori restrizioni dovute al sorgere di focolai di infezione. Anche quest’anno vorrei consegnarvi tre parole: fiducia, amicizia e impegno“.

Fiducia

“Gli effetti psicologici che la pandemia ha prodotto sono forse meno appariscenti, ma non meno importanti di quelli sanitari e sociali: molte persone – e tra loro tanti ragazzi e giovani – si sono chiuse in loro stesse, guardando al domani con sempre maggiore disillusione e pessimismo – ricorda monsignor Giulietti – Per alcuni tali atteggiamenti hanno assunto una portata patologica, originando (o aggravando) numerosi casi di disagio e vari disturbi del comportamento e dell’apprendimento. Tutto ciò ha avuto conseguenze rilevanti anche nel modo di vivere la scuola e lo studio: stanchezza, diffidenza, sfiducia, ritardi. Per questo vorrei invitare a iniziare con fiducia il prossimo anno scolastico. È infatti ragionevole attendersi che sapremo superare questo grave momento, come già è accaduto in passato per altre e più serie difficoltà. Gli anziani raccontano di tempi in cui andare a scuola era faticoso e pieno di disagi, e molti maestri insegnavano in condizioni davvero difficili. In diverse parti del mondo questo accade ancora: penso agli studenti di alcune zone della Nigeria, ai ragazzi di Haiti e ai loro docenti, alle scuole delle zone di conflitto. Eppure anche lì si continua a studiare, a imparare e a camminare insieme, nella consapevolezza che un futuro migliore si costruisce proprio a partire della scuola. Coraggio, quindi. Iniziamo con fiducia questo nuovo anno, convinti che insieme potremo superare ogni difficoltà. Magari questo periodo ci aiuterà a dare maggior valore alla scuola e a cercare di renderla migliore”.

Amicizia

“La possibilità di riprendere le lezioni in presenza restituisce al percorso di studio la dimensione relazionale e comunitaria, perduta o indebolita durante la pandemia. Non si tratta di qualcosa di accessorio; è invece collegato alla stessa missione educativa della scuola. Infatti si può crescere solo mediante la relazione con i proprio coetanei e con gli adulti. Alcune fondamentali competenze maturano proprio grazie al rapporto con altre persone – scrive ancora l’arcivescovo -. L’amicizia è il modo giusto per accogliere il dono degli altri; essa è fatta di gratitudine, di gioia per l’incontro, di rispetto e accoglienza, di desiderio di stare insieme. La si vive certamente con compagni e colleghi, ma anche tra persone di differenti generazioni, pur nel rispetto dei ruoli diversi. Non è sempre facile capirsi, perché i punti di vista, le esperienze e le responsabilità sono diverse; è però sempre possibile dialogare, comunicare considerazione, aiutare l’altro a migliorare. Le relazioni vissute nella scuola a volte lasciano segni indelebili nel percorso di vita di docenti e alunni; viverle bene è una grande opportunità. Una scuola comunità, in cui si dà attenzione al rapporto reciproco come una dimensione essenziale della missione educativa, è quella che tutti ci auguriamo e che quest’anno può tornare a vivere in modo significativo. Magari le fatiche di questi ultimi mesi ci aiuteranno ad apprezzare di più e valorizzare la relazione con le altre persone che vivono la scuola”.

Impegno

“Ogni dono porta sempre con sé anche un impegno: ciò che si riceve va accolto, custodito, sviluppato altrimenti non lo si apprezza appieno. Tornare a scuola in condizioni quasi normali, pertanto, sollecita tutti a fare del proprio meglio per onorare tale opportunità. I giorni della didattica a distanza hanno visto molte persone darsi da fare per mantenere livelli accettabili di attività scolastica; ci sono state però situazioni in cui si è giocato al ribasso, permettendo alle innegabili difficoltà di prevalere sulle motivazioni e sul senso del dovere – prosegue la lettera -. Ora non è più il tempo del tirare a campare. Le nuove generazioni chiedono una scuola fatta bene, con passione e competenza; noi adulti ci aspettiamo dai ragazzi che ne approfittino appieno, applicandosi allo studio seriamente. La nuova società e la nuova economia che da più parti vengono auspicate saranno infatti possibili solo grazie al pensiero e alla volontà delle nuove generazioni, che a questo devono prepararsi cominciando proprio dalla scuola. Essa, anzi, può essere interpretata come un grande laboratorio del mondo migliore da costruire. Così la intendeva don Milani, che a Barbiana proponeva non solo conoscenze, ma stili di vita e di azione; così la intende anche Papa Francesco: ‘Possa il Signore aiutarvi a preservare la fede e a coltivare la scienza, per diventare protagonisti di un futuro migliore, in cui l’umanità possa godere di pace, fratellanza e tranquillità’ ”.

Anche quest’anno mi piace salutare in modo del tutto speciale le scuole paritarie di ispirazione cristiana. Desidero in primo luogo esprimere apprezzamento per come sono stati vissuti i mesi faticosi dello scorso anno scolastico, con impegno ammirevole e con piena collaborazione tra scuola e famiglia: le nostre paritarie hanno fatto onore al sistema scolastico del paese. E questo nonostante le particolari difficoltà che si trovano a vivere e che non ho timore a definire discriminazioni: che una piena parità e un doveroso riconoscimento siano ancora di là da venire ha trovato purtroppo conferma nella fatica spesa per ottenere i medesimi aiuti di quelle statali – conclude Giulietti -. Mentre rinnovo l’appello alle istituzioni per la piena attuazione della legge 62/2000 e per una meno ideologica lettura dell’articolo 33 della nostra Costituzione, voglio assicurare il sostegno mio e della Diocesi al personale ai volontari e alle famiglie delle nostre scuole. Auguro infine ai componenti della grande comunità scolastica della Diocesi un anno pieno di fiducia, amicizia e impegno, affidando tutti all’intercessione e alla protezione dei tanti santi educatori e studenti che la Chiesa ricorda”.

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