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Aree interne, le ipotesi sul tavolo regionale per intercettare i fondi del Next Generation Eu

Nella seduta congiunta delle commissioni competenti si è parlato di una struttura temporanea di coordinamento tra Comuni e Regione

Come intercettare i fondi previsti nel Next generation Eu a vantaggio delle aree interne e marginali? E’ questa una delle sfide che la Regione Toscana dovrà affrontare nei prossimi mesi, dato che il pacchetto comprende oltre ai 191 miliardi riservati all’Italia dal Recovery plan, per il nostro paese, altri 13 miliardi nel React Eu e 30,6 miliardi nel fondo complementare, quest’ultimo sganciato dai rigidi vincoli temporali che impongono di chiudere la progettazione entro il 2023 e la realizzazione dei progetti entro il 2026.

Un tema emerso anche dall’audizione del consigliere del Partito democratico Gianni Anselmi sentito ieri (3 maggio), nella seduta congiunta delle commissioni Europa e aree interne, presiedute dai consiglieri del Pd Francesco Gazzetti e Marco Niccolai. L’audizione, che fa seguito a quella della sola commissione Europa dello scorso 20 aprile, si è tenuta in ragione “dell’incarico informale” che Anselmi svolge collaborando con il presidente della Regione, Giani.

Anselmi ha evidenziato nel dettaglio i punti delle sei missioni e le schede di riferimento. “Non ci si deve concentrare – avverte Anselmi, – sulla sola missione 5, che prevede per l’Italia 29 miliardi e 62 milioni di euro, dove si trova il riferimento diretto alle aree interne, nel contesto dell’inclusione sociale. Ci sono campi di intervento e schede aggredibili per la digitalizzazione della Pa e del sistema produttivo, per l’abbattimento del ‘digital divide’, con la valorizzazione dei borghi e il recupero degli edifici di culto (missione 1, ‘digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con 50,07miliardi complessivi previsti). Nella missione 2 (transizione ecologica, 70miliardi complessivi per l’Italia) per la filiera agroalimentare e la messa in sicurezza del territorio, mobilità sostenibile ed energie rinnovabili, fino ai progetti integrati per le isole verdi. Ci sono spazi più ristretti per le aree interne, che complessivamente occupano i tre quinti del territorio nazionale, ha ricordato Anselmi, nella missione 3 (infrastrutture per una mobilità sostenibile, 31miliardi e 46milioni), dove si punta soprattutto sulle ferrovie e sta emergendo l’orientamento a riservare solo al sud la possibilità di investire sul potenziamento della viabilità stradale delle aree interne”.

“Per quanto riguarda la qualificazione dei servizi di istruzione (missione 4, istruzione e ricerca, 33miliardi e 810milioni complessivi), si può cercare di intercettare risorse per asili nido e scuole dell’infanzia, estensione tempo pieno e mense, infrastrutture per lo sport a scuola (riqualificazione palestre scolastiche) e, quanto alla scuola secondaria il contrasto all’abbandono scolastico, oltre alla qualificazione digitale degli edifici scolastici e, con esplicito riferimento alle aree svantaggiate, messa in sicurezza e riqualificazione edilizia delle scuole – ha proseguito Anselmi – La missione 5 è quella maggiormente destinata agli squilibri e prevede esplicitamente per le aree interne due linee di intervento per i servizi e le infrastrutture sociali e servizi sanitari di prossimità, con particolare riferimento alle farmacie rurali nei centri con meno di tremila abitanti. Resta la sesta missione (Salute, 19milardi e 72milioni per l’Italia), che presenta grandi opportunità per tutto ciò che rientra nelle case della comunità e presa in carico della persona, quelle che in Toscana chiamiamo case della salute; la casa come primo luogo di cura, nuovo modello di assistenza domiciliare integrata e la telemedicina; e infine tutta la partita delle cure intermedie, con gli ospedali di comunità”.

Al centro della questione il modo più efficace per muoversi all’interno di questo quadro complesso che vede la gestione centralizzata del governo e, anche, la probabile destinazione di bandi direttamente ai gradi e piccoli Comuni. “Questi dovranno essere aiutati a muoversi in una visione territoriale, non limitata al singolo Comune, e in un più ampio e coerente quadro regionale – sostiene Anselmi – Alla Regione dovrebbe spettare questo ruolo di supporto e coordinamento, oltre alle parti nelle quali sarà direttamente chiamata in causa, come la sanità e la difesa del suolo. Ho avanzato una mia proposta al presidente: dar vita a una struttura temporanea di coordinamento, formata dai tecnici delle varie direzioni regionali, per un presidio tecnico del Recovery caratterizzato sulle specificità. Un luogo di sintesi delle progettualità, sia di quelle regionali che di quelle territoriali. Una struttura che ovviamente dovrà essere presidiata politicamente. Un luogo di coordinamento tecnico procedurale dedicato ai progetti che la Regione deciderà di timbrare come destinati al Pnrr, con la chiara finalità di assicurare il rispetto dei tempi ed evitare lentezze di carattere autorizzativo, almeno nella parte che compete alla Regione. È necessaria la messa a punto di meccanismi di programmazione negoziata forte. E lo strumento principale per allineare tutta la programmazione regionale che, al di là dell’urgenza legata al Next generation, deve affrontare i fondi strutturali europei 2021-2027 è il piano regionale di sviluppo, attraverso il quale trovare la convergenza dei progetti da destinare al Recovery, dei fondi strutturali, oltre a quelli nazionali e regionali. Su questo terreno può arrivare più forte il necessario contributo politico del consiglio regionale”.

La definizione delle “modalità attuative” e il ruolo delle Regioni “in rapporto con le autonomie locali” saranno oggetto del lavoro delle commissioni, “che proseguirà dopo questo primo momento di riflessione”, dice il presidente della commissione Aree interne, Marco Niccolai. E il senso dell’impegno che attende la Regione si manifesta nelle riflessioni dei tanti consiglieri che intervengono nel corso della seduta. La vicepresidente della Lega Luciana Bartolini ritiene che si debba “puntare molto sulla formazione della pubblica amministrazione, per garantire le competenze necessarie, lavorare a fondo sul problema dell’abbandono scolastico, che tocca in particolare le aree interne e montane”. Massimiliano Pescini (Pd) condivide l’orientamento verso un “coordinamento forte” che dovranno esprimere le Regioni “per essere all’altezza della sfida” e conferma l’utilità di una “cabina di regia per legare la progettazione del Recovery a quella per gli altri fondi europei”. C’è una diffusa preoccupazione, espressa anche dai consiglieri del Pd, accanto al senso della svolta epocale che ci troviamo a fronteggiare. “Serviranno due presidi, uno tecnico politico per la progettazione e uno di monitoraggio”, dice Anna Paris, mentre Mario Puppa esprime la preoccupazione “per una trasversalità di temi” racchiusi nelle sei missioni alle quali fa riferimento il Pnrr.

“Una trasversalità che non dà certezze, oltre a dimostrare una certa superficialità o scarsa conoscenza delle reali questioni che riguardano le aree interne –  afferma Donatella Spadi -. Bisogna vedere come il Pnrr arriverà a coinvolgere la nostra Regione e come andranno a declinarlo i nostri territori”.

“La grande responsabilità di ridisegnare la Toscana, che non dobbiamo pensare possa tornare allo status quo pre pandemia e dovremo pensare diversa”, è la sfida che vede Valentina Mercanti, secondo la quale sarà necessaria una governance politica per evitare di “ragionare in maniera troppo settoriale”. La preoccupazione maggiore di Elena Rosignoli riguarda la tempistica di presentazione e attuazione dei progetti, di qui le riflessioni sulla necessità di una task force. In questo quadro complesso, resta “la sfida di ridurre il gap penalizzante che differenzia i territori e definire gli indirizzi operativi per supportare i Comuni”, ricorda Cristiano Benucci.

La consigliera della Lega, Elisa Tozzi, avanza la proposta di un ruolo attivo del consiglio regionale, attraverso il lavoro delle commissioni, “che dovrebbero essere impegnate, in funzione di raccordo e valutazione, nell’esame dei progetti, anche quelli presentati dagli Enti locali”, a fronte di un Governo nazionale “che sembra aver messo in piedi una ristretta plancia di comando, per facilitare la gestione e blindare i tentativi anche legittimi di condizionamento delle Regioni e dei Comuni”, e delle prevedibili difficoltà di progettazione dei Comuni.

Secondo il vicepresidente della commissione Europa, Giovanni Galli: “Si parla molto di cabine di regia e sarebbe anche interessante sentire direttamente dal presidente Giani quale sia il suo orientamento. La priorità della politica è fare la programmazione per poi affidarsi a tecnici preparati. Questa la sintesi che ci spetta, se non vogliamo correre il rischio di continuare a discutere senza arrivare alle risposte pratiche che sono necessarie”.

“Attendiamo con grande interesse le proposte e le valutazioni della Giunta regionale sul Pnrr – dice il presidente Francesco Gazzetti – Le aspettiamo per definire il percorso e portare le nostre proposte. La commissione nella settimana che ci porterà alle celebrazioni per la Festa dell’Europa, resta attivata in questa sorta di convocazione permanente”.

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