Rischio idraulico, la Toscana rivede la normativa

Con le modifiche apportate, sarà più semplice costruire nelle zone a magnitudo moderata

La Toscana ritocca la legge sul rischio idraulico approvata nel 2018 e apre la strada a nuove costruzioni in zone a magnitudo moderata. Nel rispetto della gestione del rischio alluvioni, sarà consentito realizzare opere finalizzate al raggiungimento di un livello di rischio almeno medio, il cosiddetto R2, quello cioè che ipotizza danni minori a edifici e infrastrutture senza pregiudicare l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche.

Il nuovo testo di legge licenziato a maggioranza in Commissione ambiente del Consiglio regionale guidata da Stefano Baccelli (astenuti Sì-Toscana a sinistra e Movimento 5 stelle), fa tesoro dell’esperienza maturata dall’entrata in vigore e dettaglia meglio ciò che si può realizzare in zone soggette ad alluvioni frequenti caratterizzate da fenomeni meno gravosi.

“A un anno dall’approvazione miglioriamo alcune formulazioni” dichiara Baccelli che parla della legge come una delle “più importanti di questa legislatura”. Un testo “innovativo – continua – non solo in Toscana ma in tutto il Paese perché adotta il criterio della magnitudo come strumento puntuale per verificare davvero il rischio alluvioni sul territorio”. La normativa regionale, aggiornata, consente di “liberare territori, in termini di sviluppo, laddove il rischio idraulico è assolutamente assente. È invece molto severa in situazioni più pericolose” spiega ancora il presidente.

In sintesi, se restano ferme le condizioni già individuate per le zone a magnitudo elevata per quelle a magnitudo moderata si aprono possibilità, seppur condizionate e volte a non aggravare le condizioni di rischio di altre aree, comunque finalizzate a raggiungere un livello di rischio che non metta in pericolo la vita umana. Si tratta quindi di opere di sopraelevazione, opere idrauliche che assicurino l’assenza di allagamenti o che ne riducano il rischio.

L’articolato interviene anche sul patrimonio esistente per consentire incrementi volumetrici solo per superare le barriere architettoniche e per modificare le condizioni sugli impianti per energia rinnovabile che dovranno comunque far raggiungere il livello di rischio R2.

La proposta che passa all’esame dell’aula è stata modificata con un emendamento presentato dal presidente della commissione volto a “specificare le modalità di individuazione delle misure del rischio alluvioni, nelle more dell’aggiornamento del piano di protezione civile comunale, in materia di patrimonio edilizio esistente negli alvei, nelle golene, sugli argini e nella fascia dei dieci metri dal piede esterno dell’argine o dal ciglio di sponda dei corsi d’acqua così come si evince dal reticolo idrografico”.

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