Si separa dal marito e perde la casa di proprietà

Due decisioni del giudice, una provvisoria e una definitiva ma ancora appellabile, le hanno dato torto. Ma per una signora di 48 anni della Mediavalle la battaglia legale dopo una separazione giudiziale dal marito non è ancora finita. In un periodo in cui si parla di modifiche al diritto di famiglia con il disegno di legge Pillon all’esame delle camere, quello che racconta la donna rischia di essere un caso di scuola. 

È la stessa signora a parlare di quanto le è accaduto e che ritiene una ingiustizia, seppure il giudice, finora, le abbia dato sempre torto. “Mi sono sposata nel 1994 – dice – e ho avuto due figli, un maschio e una femmina. La relazione con mio marito, però, è andata progressivamente peggiorando. Aveva altre donne e siamo così arrivati alla decisione di separarci nel 2014”.
Di qui l’odissea per farsi riconoscere quelli che ritiene i propri diritti: “Sono stata spogliata di tutto – spiega – a partire dalla casa che avevo comprato con i soldi della mia povera mamma. Un giorno sono tornato a casa e ho trovato il cartello dell’ufficiale giudiziario che mi intimava di lasciare l’abitazione. Da allora sto lottando per recuperare quello che ho perso, fra soldi spesi per gli avvocati e quelli che sono costretta a pagare per il mantenimento dei figli, 200 euro a testa”.
Nel frattempo la donna vive e assiste il padre, malato e invalido e prosegue la guerra a carte bollate: “Mio marito – dice – ha permesso a mio figlio senza la mia autorizzazione di andare all’estero ed ha portato in casa, dove ci sono i miei figli, anche un’altra donna”.
Lo scorso 29 ottobre, comunque, la sentenza di separazione conferma l’assegnazione al marito della casa coniugale e l’affidamento dei figli e condanna la donna anche al pagamento delle spese legali per un totale di 4mila euro. Una sentenza che la donna ha intensione di impugnare perché, a suo dire, non sono state valutate adeguatamente le prove da lei portate sia della relazione con i figli sia delle spese sostenute per la loro educazione: “Mio marito lavora regolarmente – dice – eppure io sono costretta a versare 200 euro per figlio, mentre lui mi riconosce 300 euro al mese per me. Evidentemente il sistema della giustizia non tutela le persone più deboli e neanche gli avvocati, finora, mi hanno difeso adeguatamente. La verità è che io sono costretta a dormire su un divano mentre la casa che ho pagato con i miei soldi e con un mutuo intestato a me è a disposizione del mio ex marito, che nel frattempo ha anche venduto un’auto e un camper. Spero che questo appello non cada nel vuoto, perché sono veramente disperata. E poi tutti i soldi spesi in questi anni fra avvocati e burocrazia, chi me li restituisce?”.

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