Barga, folla ai funerali del 18enne morto in moto foto

Il rombo dei motori delle motociclette, le sirene spiegate delle ambulanze, una folla in attesa in strada e un corteo funebre per dare l’ultimo saluto a Francesco Tontini, il 18enne volontario della Misericordia ed ex calciatore rimasto ucciso in un incidente in sella alla sua moto in via della Repubblica a Fornaci. Sono stati i colleghi della confraternita del Barghigiano a portare il feretro fin nel piazzale del Sacro Cuore, dove don Stefano dall’altare ha cercato di fare coraggio a tutti, ai genitori Marilena – anche lei volontaria della Misericordia – e al papà Davide, carabiniere. Tanti colleghi del militare all’ultimo addio e, per manifestare la vicinanza di tutta l’Arma dei carabinieri, anche il comandante provinciale, colonnello Ugo Blasi. “Sopravvivere alla morte dei figli è quasi un doloroso morire con loro. Francesco ci manca ed e’ doloroso ma Francesco vive con Dio e lo riabbracceremo”, le parole di don Stefano in una chiesa talmente gremita che in decine sono dovuti rimanere all’esterno ad attendere la possibilità di dare l’ultimo saluto al volontariato della Misericordia.

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Tanti ragazzi, coetanei di Francesco, lo hanno aspettato casco in mano e motocicletta al cavalletto: quasi come se fossero pronti per il giro domenicale. E’ stato un po’ così, e simbolicamente, per l’ultimo viaggio Francesco è stato accompagnato al cimitero di San Pietro in Campo, dove è stato sepolto, da un corteo aperto da un’ambulanza della Misericordia e chiuso dagli amici in motocicletta. Rombo di motori e via, dietro all’amico di sempre, sempre pronto a sorridere e a divertirsi.
“Se e’ cosi grande il dolore di noi che siamo qui presenti possiamo immaginare il dolore di chi a Francesco ha dato la vita – ha detto don Stefano -. La morte ci lascia sgomenti e privi di parole. Sopravvivere alla morte dei figli è quasi un doloroso morire con loro. Francesco ci manca ed e’ doloroso ma Francesco vive con Dio e lo riabbracceremo. Francesco era un ragazzo ricco, avremmo voluto averlo ancora qui con la sua amicizia e la sua simpatia. E ci chiediamo: perché signore? Ci vengono in mente le parole del Vangelo. Signore, se tu fossi stato qui… La morte precoce di Francesco è anche la nostra morte? Cristo ci indica attraverso la sua morte e la sua resurrezione una nuova vita. Chiediamo al signore di aiutarci a portare questa croce. C’è bisogno di speranza. Anche Gesù ha pianto di fronte alla morte. Gesù prova grande compassione per noi e allora nessuna lacrima sarà dispersa. Non finisce tutto con la morte fisica, muore il corpo e non l’anima. La morte crea un distacco ma non ci impedisce di continuare un contatto con chi non c’è più”.
Parole che hanno fatto breccia e sciolto la grande emozione in lacrime sui volti della maggior parte delle persone presenti. Qualche giovane amica, fra la calca e l’emozione, ha accusato malori e crisi di panico, fortunatamente nulla di grave. Un dolore sordo, comprensibile, che cerca all’improvviso di venire fuori. Come quello esploso anche sul viso di mamma e papà, usciti dalla chiesa del Sacro Cuore, abbracciati, quasi a sostenersi l’un l’altro. Hanno fatto pochi passi lentamente avvicinandosi al carro funebre, di fronte a centinaia di persone. E’ stato a quel punto che sono state fatte suonare le sirene delle ambulanze in sosta nel piazzale stracolmo e poco più avanti, in via Roma, gli amici hanno acceso i motori delle motociclette. Pronti a dare così il loro ultimo abbraccio all’amico.

 

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